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I giovani vogliono una casa ecologica!

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In Italia solo il 3% delle case ecologiche e risparmiose, ma i giovani si mostrano molto sensibili al tema. La classe energetica dell’edificio si impone come il primo criterio di scelta degli immobili, dopo il prezzo e la localizzazione
Gli Italiani fanno ancora troppo poco per le loro case, che rappresentano, con i consumi energetici, il principale fattore di inquinamento ambientale. Secondo la ricerca “Abitare Verde: tendenze in atto e futuri drivers di mercato” realizzata da Nomisma e Pentapolis, soloil 3,2% delle case possiede i requisiti cosiddetti “green”. Bisogna apprezzare lo sforzo dei quel 12,1% della popolazione in reale cammino verso pratiche a basso impatto, ma vi è un 60,7% di famiglie che solo sporadicamente presta attenzione alle prestazioni energetiche e ambientali della propria casa.
Questi sono stati i criteri selezionati per la ricerca: caldaia di ultima generazione, infissi ad alte prestazioni energetiche, isolamento muri esterni, elettrodomestici a basso consumo, riduttori flusso dell’acqua, riciclo delle acque e utilizzo di materiali non nocivi alla salute. Si tratta di dotazioni riconducibili alle indicazioni internazionali in tema di efficientamento energetico e sostenibilità.
 
Gli indicatori rilevano un profilo tendenzialmente giovane sulla scelta di casa ecologica mentre gli over 65 si mostrano meno sensibili a questi aspetti.
“Ad oggi – afferma Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis – le pratiche di ‘green building’ cominciano ad essere una realtà, il mercato italiano può contare su una domanda in veloce crescita, anche se ancora non in grado di imprimere una reale conversione al settore e a tutta la filiera, ma il cui orientamento inizia a pesare”.
Siamo di fronte ad una progressiva crescita di importanza dei criteri ambientali sul valore delle abitazioni. Tra i fattori  determinanti nell’eventuale scelta di un’abitazione – prescindendo da variabili cruciali come prezzo e localizzazione – al primo posto si insinua proprio la classe energetica dell’edificio (22,8% delle famiglie) e la tipologia nuova o ristrutturata dell’immobile (19,5%), mentre lo Studio sottolinea come il 15,1% ponga attenzione all’utilizzo di materiali non nocivi alla salute e il 14,7% alla presenza di impianti di energia rinnovabile.
 
Stesso orientamento hanno le dichiarazioni degli italiani relative agli interventi strutturali che intendono realizzare nelle abitazioni. Se negli ultimi anni le famiglie hanno privilegiato interventi sugli infissi (10,5%) o sulle caldaie (12,0%) – soprattutto grazie al ricorso agli incentivi fiscali –  nei prossimi mesi preferiranno interventi per l’isolamento termico dei muri esterni (cappotti e coibentazioni) o per ‘bonificare’ le proprie mura domestiche da materiali considerati nocivi per la salute (intonaci vecchi, materiali trattati, etc) o anche per dotarsi autonomamente di impianti di energia rinnovabile.
 
“Anche in Italia, quindi – continua Pontillo – in un quadro di progressivo deterioramento del contesto sociale ed economico, emerge un nuovo ciclo nell’edilizia orientato al rinnovo del patrimonio disponibile con l’utilizzo di tecniche di bioedilizia già da tempo sperimentate sui mercati globali di riferimento”.
 
La necessità di intervenire sul costruito – spiegano i responsabili della Ricerca – è giustificata dalla vetustà del patrimonio immobiliare, dall’obsolescenza delle sue componenti (specialmente nei centri urbani di maggiori dimensioni) e dalla breve vita degli impianti.
 
L’aspetto centrale – si legge ancora nel comunicato – è rappresentato dalla necessità di accelerare i ritmi di riqualificazione del parco edilizio e infrastrutturale in chiave ambientale, allo scopo di rispondere in maniera adeguata alle sfide poste dal cambiamento climatico e, soprattutto, all’emergere di una nuova domanda di ‘abitare verde’ da parte delle famiglie italiane e degli investitori internazionali.

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