Alcuni dei fondatori hanno lavorato, una decina di anni addietro, ad una ricerca antropologica in sinergia con il Centro Beni Culturali della Regione Marche e con 40 Amministrazioni Comunali della zona montana e pedemontana a cavallo delle Province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata gravitanti tutte intorno al Parco Nazionale dei Monti Sibillini. «La ricerca, oltre che produrre importanti risvolti catalografici, ha attivato circa 500 anziani, per lo più ultra ottantenni, custodi della tradizione orale e ciò è stato un po’ come aprire lo scrigno di un tesoro: un sapere antico e ancestrale si è rivelato ed ha aperto le sue porte – spiega Fabio Pierantozzi dell’associazione – L’incontro con un secondo gruppo di amici, che nello stesso periodo stava cercando di realizzare un ecovillaggio, ha fatto nascere l’esigenza di creare un’associazione per iniziare a dare vita ad un progetto di sintesi basato sulla ricerca storica, antropologica, culturale e spirituale, che portasse alla riscoperta della nostra qualità identitaria “indigena” più profonda per renderla nuovamente viva e vitale e consapevolmente predisposta ad un modello di vita solidale, sostenibile e progredito».
Fondante è stata l’idea di partire con diversi progetti fortemente identitari.
Eccoli.
La ricerca (catalogazione partecipata)
L’attività di studio e ricerca viene gestita in modo partecipato, sia che si tratti di trovare un’erba propiziatoria che la devozione popolare lega alla Madonna, sia che si vada alla ricerca e catalogazione di antiche iscrizioni sulla roccia: si studia, si ricerca e si propone un percorso conoscitivo da fare insieme.
Importante è riconoscere la permanenza delle nostre origini, non dimenticarle. Nessun albero può crescere senza radici. Così le nostre tradizioni, spesso iscritte sulla pietra, assumono la sua stessa natura. Permangono come i valori presenti in esse. Il nostro dovere essenziale è indagarle e domandare loro la nostra storia. Una sorgente, un toponimo, una via di pellegrinaggio, un sentiero di montagna, un forno comune, un crocevia, un rudere, una sorgente, una chiesa, cosa trasmettono a un osservatore estraneo? E quali grandezze possono invece regalare ad un visitatore dopo un’attenta interpretazione?
Con lo stesso spirito di esperienza partecipata e condivisa abbiamo dato il via all’edizione numero zero di Antimonia, un incontro di tre giorni, in campeggio tra il Lago di Pilato e la Grotta della Sibilla, dedicato alla ricerca spirituale attraverso le varie forme religiose, dove ognuno proponeva agli altri il proprio modello di connessione con la divinità, l’uomo, gli animali e i luoghi sacri.
La via del Vino
Nel 2013 parte gestione condivisa di una vigna abbandonata con vitigni antichi che viene ripulita e portata a produzione già nel 2014. Con l’uva prodotta si fa il vino “primitivo” (fermentazione spontanea in dame senza l’aggiunta di nulla) e vino cotto (metodo tradizionale di lavorazione) che invecchia in una cantina del 1800 messa a disposizione da un socio.
Degna di nota è anche la Festa della Vendemmia di Venarotta (AP), alla quale l’associazione ha partecipato lo scorso anno, pigiando e torchiando a mano la propria uva e cuocendola nel caldaio di rame, per farne vino cotto.
La vai Alchemica
Esplicitata al Templaria Festival di Castignano (AP) del 2013 dove, nello splendido orto medievale di S. Maria, è stato proposto un percorso alchemico: “alla ricerca della quintessenza”.
La via della Canapa
Presentata al Templaria Festival di quest’anno con il coinvolgimento di alcuni artigiani del settore e con la collaborazione della cooperativa Hemp Farm di Tortoreto, facendo scoprire e riscoprire questa pianta preziosa e i suoi utilizzi ad una comunità intera.
La via del Sacro
Avvicinarsi e connettersi alla terra con l’aiuto delle antiche trazioni legate al territorio e ai suoi abitanti che da sempre hanno scelto quei luoghi e vi hanno costruito case, strade e siti sacri. Questi percorsi riattivano nelle nostre vene la qualità e la consapevolezza di essere partecipi alla sacralità di questi luoghi. Ritrovare una sinergia e una “sim-patia” con il proprio territorio significa purificarne le tradizioni, ridar loro vita, innaffiarle come fiori per farle sbocciare ed aiutarle ad emanare ancora i loro segreti e preziosi profumi.
La via del Femminile
Itinerari pensati per risvegliare il femminino interiore in ognuno di noi, ponendosi in ascolto di se stessi e della natura, fino a sentire la preziosa ciclicità della vita. La via seguita è quella di un approccio al cammino in sé e alla montagna di tipo istintuale, seguendo e vivendo il sentire interiore, guidati dalla voce, dal movimento e dalla proprie percezioni. Si tratta di un tornare, attraverso il cammino e la condivisione, ad essere streghe, fate, faune, semplicemente femmine ricettive, mutevoli e potenti.
La strutturazione logistica vuole fondarsi sull’idea dell’Ecomuseo dove si coniugherà l’ospitalità con le attività di ricerca e studio, i corsi, i laboratori e tutte le attività dell’associazione e che si concretizza nelle due aree di divulgazione e interpretazione:
L’associazione sarà impegnata nell’immediato futuro nella realizzazione e gestione delle seguenti attività:
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Accoglienza presso l’Ostello San Francesco a Venarotta;
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Il giardino della Mandragora, ovvero la realizzazione di un Orto dei semplici con coltivazione di piante antiche ed officinali;
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La via della Quintessenza, un Laboratorio alchemico medievale;
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La via della condivisione del sapere: studio, interpretazione e divulgazione.
«Questo spirito di condivisione – continua Fabio – ci stimola a collaborare con tutte le realtà che incontriamo sul posto, come gli Enti, le Pro Loco e le associazioni, come con quelle meno vicine ma che riconosciamo a noi affini. Abbiamo intenzione di rendere tale progetto esportabile ovunque si troveranno genti e tradizioni in grado di accoglierlo. L’idea è quella di fornire a tutte le Comunità Locali offrendo il nostro modello di indagine sul campo, le schede interpretative, la bibliografia e tutto il tutoraggio necessario per svolgere la stessa indagine in qualsiasi altra parte. Le varie indagini poi potranno confluire in un unico database utile a chi vuole andare verso questa via di cambiamento».
«A livello gestionale, l’associazione è retta da un direttivo. Sia il numero dei consiglieri che quello dei soci è variato di anno in anno: attualmente il direttivo è composto da 9 membri e l’associazione annovera una trentina di iscritti. Tutte le attività sono pensate e organizzate per Gruppi di Lavoro che posso gestirsi autonomamente nel rispetto delle finalità statutarie e del regolamento interno che li disciplina. A conclusione di questa presentazione non possiamo che essere soddisfatti di quanto realizzato in questi pochi anni. Il percorso fin qui intrapreso non è stato ne semplice ne lineare. Tra le prime difficoltà che tutt’ora ci troviamo ad affrontare ci sono indubbiamente quelle legate alla burocrazia che bene o male conosciamo tutti. Ancora maggiori però sono tutte quelle difficoltà che nascono dalle dinamiche interne al gruppo e dai rapporti interpersonali; in definitiva dalla perdita di una capacità innata di stare insieme e fare comunità. Ed è proprio questo il nocciolo della questione che va affrontato e sul quale costruire tutto il resto: tornare a pensarci e ad agire come una comunità di persone, che è parte integrante della comunità di esseri viventi che la circonda e dei luoghi che ci ospitano per il breve tratto della nostra vita. Noi ci stiamo lavorando!».
“Mi piace che il sapere faccia vivere, che sia capace di coltivare;
mi piace farne carne e casa;
mi piace che aiuti a bere e a mangiare, a camminare lentamente, ad amare, a morire, talvolta a rinascere;
mi piace dormire tra le sue lenzuola, mi piace che non sia esterno a me.”(Michel Serres)