In Italia case, e architetti, colabrodo.
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I problemi di dispersione termica sono patrimonio comune, da Milano a Torino, fino alla periferia di Bari, dal progetto C.A.S.E. a L’Aquila, al quartiere Parco Leonardo a Roma, si ravvisano problemi di elementi disperdenti, con distribuzione delle temperature superficiali estremamente eterogenee. Spesso anche per edifici che si promuovono come “biocase” o a basso consumo energetico.
Che in “Classe A” si viva meglio lo dimostrano invece le termografie di edifici ben progettati, costruiti e certificati, come il quartiere Casanova a Bolzano o alcuni immobili nuovi o ristrutturati a Firenze, Udine o Perugia, che mostrano un comportamento omogeneo delle facciate e l’assenza di ponti termici significativi, la precisa scelta di sfruttare al meglio l’esposizione dell’edificio e l’uso di specifici materiali per le diverse facciate al fine di sfruttare al meglio la radiazione solare, minimizzando i consumi energetici per il condizionamento invernale con un risparmio, per i fortunati abitanti di questi edifici, fino a 2mila euro ogni anno.
Legambiente ha stilato una classifica sulle regioni più virtuose, in cui svetta il Trentino Alto Adige, avanti anni luce rispetto al resto del paese. Seguono Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Puglia, Liguria e Valle d’Aosta, che hanno imposto obblighi sull’efficienza energetica degli edifici. Agli ultimi posti le Regioni del Sud, in compagnia del Veneto, che non impone nemmeno obblighi sulla certificazione.
La proliferazione di certificazioni energetiche, con scatti previsti per chi installa le rinnovabili senza utilizzare come unico metro la tenuta dell’involucro, non ha sicuramente favorito il miglioramento delle prestazioni. Legambiente sottolinea la necessità di introdurre regole omogenee in tutta Italia per le prestazioni in edilizia e controlli indipendenti su tutti gli edifici con sanzioni vere per chi non rispetta le regole