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Internet: un “grande fratello” in casa nostra

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La Electronic Frontier Foundation ha analizzato i programmi di chat e di messaggi che vanno per la maggiore ed è emerso che non c’è alcuna garanzia di privacy degli utenti. Gli unici in grado di garantire un minimo di sicurezza sono programmi che quasi nessuno usa o conosce.
Il test ha riguardato sette parametri, dalla criptazione dei messaggi alla sicurezza di quelli vecchi, fino alle eventuali revisioni indipendenti del codice di programmazione. A superare il test con il semaforo verde per tutti e sette i parametri sono stati solo sistemi poco conosciuti e poco usati come ChatSecure/Orbot, Silent Phone e TextSecure.
WhatsApp,  Facebook, Google Hangouts e SnapChat criptano i messaggi in transito e garantiscono verifiche recenti del codice, ma sono carenti su tutti gli altri fronti: il provider può accedere ai messaggi, le conversazioni archiviate non sono protette, non è possibile verificare l’identità dei contatti, il codice non è soggetto a verifiche indipendenti e il design di sicurezza non è documentato. Skype cripta i messaggi durante il transito e anche per il provider, ma non rispetta nessun altro parametro, Viber passa solo il test della criptazione in transito. Facetime, iMessage della Apple e Telegram ottengono risultati positivi per cinque parametri su sette.

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