L’iniziativa si chiama “Io non odio perché… La voce, i pensieri, le emozioni di chi non odia” ed è promossa dalla Fondazione per la Salutogenesi onlus, che partecipa a una raccolta fondi nell’ambito della call “Una buona causa”. Il progetto più votato avrà i finanziamenti.
Votate anche voi QUI entro il 20 novembre.
«L’obiettivo è quello di dare voce a chi si sente lontano dalla divulgazione di odio e nel contempo sensibilizzare chi rimane apatico di fronte all’enorme spinta di odio e discriminazioni che avvengono in rete e nei confronti dei diversi, degli anziani, degli stranieri e di chiunque non sia incanalato in un prototipo di “giusto” nei concetti mentali di chi discrimina – spiegano dalla Fondazione che ha promosso l’iniziativa – Vogliamo creare una rete di buoni propositi, di amore, di tolleranza e fiducia».
La Fondazione sottolinea nella descrizione dell’iniziativa che «ogni nostra azione ha e avrà conseguenze su ogni piano. Quindi dimorare nella empatia, gentilezza, equanimità, e compassione, senza essere schiavi delle passioni e delle emozioni scioglie l’odio come il sole fa con la neve». Per questo l’intento è quello di «dare voce al pensiero positivo, attraverso azioni on line e off line, di chi NON odia”, in modo che serva «a innescare una voce unanime positiva/amorevole e a farsi forza uno con l’altro in un momento storico così complesso e particolarmente manipolabile».
In una prima fase saranno raccolte
testimonianze in rete di chi non discrimina, non odia, non insulta; poi verrà creato un
logo da apporre in tutta la campagna (da utilizzare anche per gli enti che sostengono l’iniziativa). Quindi, sulla piattaforma della
Fondazione per la Salutogenesi, sarà creato uno spazio dedicato, previa registrazione (anche anonima) – visibile a chiunque delle
opinioni con un max di caratteri. Perché diventi leggibile e non un trattato. I fondi che saranno raccolti qualora il progetto ottenga i voti necessari per essere scelto serviranno a realizzare le varie fasi e a divulgare l’iniziativa.
Dalla onlus, che ha sede a Bologna, tengono a sottolineare che «la salutogenesi nelle relazioni umane funziona come antidoto al fomento dell’odio.
«La salutogenesi si occupa delle “cause”, o meglio delle “fonti”, della salute. Quindi è tutto ciò che crea salute ovvero tutto ciò che permette alle persone, anche in situazioni di forte avversità (un trauma, una malattia cronica, la disabilità, precarie condizioni socioeconomiche, ecc), di compiere scelte consapevoli di salute utilizzando risorse (interne ed esterne), accrescendo la propria resilienza e capacità pro-attiva – spieganoancora dalla Fondazione – Essa dà avvio a un nuovo approccio alla salute, con l’obiettivo di andare oltre il modello patogenetico, meccanicistico tuttora imperante, che pensa la salute come assenza di malattia e si concentra sull’insorgenza, la cura e la prevenzione delle malattie».
«Il Pensiero Salutogenico presuppone, infatti, che tutte le persone siano più o meno sane e più o meno malate: l’obiettivo è capire in che modo un individuo può diventare più sano o meno malato. In questo paradigma la salute è concettualizzata come un continuum salute-malattia in cui ciascuna persona si può collocare in un dato momento della sua vita – si legge nella descrizione del progetto – Ciò significa che, in qualsiasi punto del continuum una persona si trovi, potrà disporre sempre di risorse e opportunità per spostarsi verso il polo della salute, avvalendosi di risorse generali di resistenza e della capacità di dare coerenza e stabilità, a comprendere e governare i processi interni e esterni, grazie proprio a concrete e dirette esperienze di vita che diano un senso, sia di tipo cognitivo che emotivo, al suo mondo.
Le risorse sono di diverso tipo: interne (fattori biologici, caratteristiche di personalità, atteggiamenti, capacità vitali) ed esterne (beni a disposizione nel proprio contesto, relazioni, servizi); non ci si riferisce solo a ciò che c’è a disposizione ma a ciò che le persone sono in grado di utilizzare e riutilizzare».