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Italia: troppo dipendente da petrolio e gas

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Il nuovo rapporto Enea ci presenta i dati sui consumi energetici nazionali: bruciamo ancora gas e petrolio nel 75% dei casi. Tre gli scenari possibili: se non facciamo qualcosa le emissioni continueranno a salire. La presidenza danese non spinge abbastanza
La crisi avanza ma i consumi energetici non diminuiscono. La domanda di energia primaria, in Italia come nel resto del mondo, continua infatti a crescere. Il Rapporto Energia e Ambiente dell’Enea, l’agenzia ministeriale che si occupa di ricerca e divulgazione nel settore energetico, mette in luce la scarsa integrazione sistemica del settore energetico in Italia. 
Nel nostro Paese per la produzione energetica si ricorre principalmente al petrolio (38,4%), che tuttavia registra una progressiva flessione negli ultimi anni , ed è seguito a ruota dal gas naturale (36,6%). Molto più distanti le rinnovabili, con una fetta di produzione calcolata attorno al 12,2% del totale, secondo i dati disponibili del 2010.
Secondo l’analisi è anzitutto necessario ridurre la dipendenza dalle forniture estere, puntando sulla diversificazione delle fonti. Sempre più urgente un intervento per rendere più efficiente la distribuzione, con un sistema di smart grids, le griglie intelligenti di diffusione locale che dovrebbero limitare gli sprechi. Ma bisogna fare di più sull’incentivazione dell’efficienza energetica e sul risparmio conseguibile nel settore residenziale ed industriale. Il rapporto individua tre possibili scenari futuri. Il peggiore dei quali si manifesta in assenza di politiche e misure aggiuntive, con le emissioni che riprenderebbero ad aumentare non consentendo di raggiungere gli obiettivi di riduzione tracciati dalla Commissione Europea.
Le analisi di scenario più favorevoli seguono la Roadmap tracciata dalla Commissione, con una riduzione delle emissioni del 80% da qui al 2050. Secondo il rapporto mancano però alcune tappe intermedie di riduzione: in particolare entro il 2030 le emissioni dei gas a effetto serra dovrebbero essere ridotte del 40% rispetto ai livelli del 1990 ed entro il 2040 del 60%.
Come si fa a ridurre le emissioni? Il primo settore dove intervenire è senz’altro la generazione elettrica ed i costi per il riscaldamento, ma tutti i settori sono chiamati a contribuire, incluso quello più dipendente dalle fonti fossili, quello dei trasporti.
Una nuova strigliata arriva da Bruxelles, secondo cui in materia energetica si starebbero prendendo degli obiettivi al ribasso. Secondo le stime di Bruxelles, i risparmi sui consumi energetici non riuscirebbero a coprire più del 38% dell’impatto previsto dal piano di tagli presentato dalla stessa Commissione. Da qui le critiche alla reggenza danese, la cui nazione brilla a livello nazionale, ma non starebbe imponendo la giusta direzione agli stati membri. Il ritardo sarebbe dovuto, in particolare, ad impegni poco ambiziosi nell’edilizia pubblica e privata. Il tutto si traduce in un abbassamento del risparmio dalle 151,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti, cifra inclusa nel piano della Commissione, ai 58,1 milioni indicati dalla presidenza di turno danese.

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