L’acqua è preziosa, ma costa troppo!
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Secondo i dati diffusi dal Wwf per la giornata mondiale dell’acqua, ogni italiano consuma al giorno oltre 6mila litri di acqua nascosta nei prodotti che consuma. Ma gli Italiani per fortuna, negli ultimi, anni fanno un maggiore ricorso all’acqua del rubinetto che va a sostituire l’inutile spreco di acqua in bottiglia. Negli ultimi 7 anni la scelta di bere acqua di rubinetto è passata dal 70,4% al 75,5%, secondo una ricerca dell’Istituto indipendente Cra Nielsen svolta in collaborazione con Aqua Italia, l’associazione che riunisce le aziende per il trattamento delle acque primarie. Una scelta, quella di bere acqua a «chilometro zero» al posto di quella in bottiglia, fatta in primo luogo per risparmiare. E che coinvolge non solo l’acqua di casa, ma anche quella di strada. La cosiddetta «acqua dei sindaci» che sta riscuotendo ovunque un diffuso successo. Tutta acqua che, dopo i risultati referendari del giugno 2011, abrogativi di qualsiasi norma per la sua privatizzazione, sarebbe dovuta passare dalla gestione di società private a quella pubblica. Un passaggio però che, tra decreti leggi, ricorsi in Cassazione, al Tar e vuoti normativi, sta avvenendo molto lentamente.
si è battuto contro la privatizzazione dell’acqua. Riuscendo a raggiungere una grande vittoria nel giugno del 2011 quando 27 milioni di italiani andarono a votare il referendum per abrogare qualsiasi norma che affidava la gestione dell’acqua nelle mani dei privati. Vittoria però che nelle città italiane rimane ancora sulla carta. Fatta eccezione di Napoli, unico caso in cui il passaggio è già avvenuto. E del Lazio, in cui, pochi giorni fa, è arrivata la prima legge.
Nelle tariffe», afferma Paolo Carsetti, tra i rappresentati del Forum, «prima si pagava anche il 7% del capitale investito dai gestori». Percentuale che dopo il referendum in effetti è sparita dalla tariffazione, ma che in pratica si continua a pagare sotto un altro nome. «È bastato», prosegue Carsetti, «togliere la voce “remunerazione del capitale investito” per inserirne un’altra dello stesso valore chiamata “oneri finanziari”. In pratica, lo stesso modus operandi di quando hanno tolto i finanziamenti ai partiti per inserire il rimborso elettorale»