Negli Stati Uniti le energie da fonti rinnovabili stanno mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare l’eolico sta riducendo prezzi dell’elettricità al punto – assieme al gas, molto economico negli Usa – di mettere alle corde nucleare e carbone.
Negli Stati Uniti le energie da fonti rinnovabili stanno mettendo in difficoltà le fonti convenzionali. In particolare l’eolico sta riducendo prezzi dell’elettricità al punto – assieme al gas, molto economico negli Usa – di mettere alle corde nucleare e carbone.
Nel 2012 l’eolico Usa ha avuto un boom: una crescita del 28%, con oltre 13 GW di nuovo installato. Dal 2003 la potenza eolica del paese si è moltiplicata per 10, superando i 60 GW, ora copre il 3,4% della domanda elettrica statunitense e dovrebbe arrivare al 4,2% nel 2014. Una crescita che sta mettendo seriamente in difficoltà chi produce elettricità da carbone e nucleare, che già deve vedersela con il gas, divenuto molto competitivo sul mercato americano da quando si sfruttano i giacimenti non convenzionali da scisti, cioè lo shale gas.
Nel mercato elettrico del Midwest sia eolico che gas al momento danno energia più a buon mercato rispetto a carbone e nucleare e hanno portato i prezzi dell’elettricità al minimo storico degli ultimi 10 anni, facendoli calare del 40% dal 2008.
Gli effetti in quel mercato li descrive bene Bloomberg in un recente articolo: Dominion Resources Power sta chiudendo un reattore nucleare che opera in perdita e sta vendendo centrali a carbone; Exelon sta soffrendo per margini operativi che si restringono sul nucleare, mentre una centrale a carbone di Edison International è andata in bancarotta. Se il contributo del gas è fondamentale nello spingere in basso i prezzi, “il vento ha assolutamente un ruolo, specialmente nelle ore non di picco”, spiega alla testata energetica un portavoce della divisone del Midwest di Edison.
Il fatto è che l’eolico produce a costi marginali praticamente nulli – non serve carburante aggiuntivo per produrre un kWh in più – e viene pure incentivato per ogni MWh prodotto: se c’è vento, le pale continuano a girare a pieno ritmo anche quando la domanda è bassa. Il risultato è che negli Stati con più eolico – Texas, California, Iowa, Illinois and Oregon – in alcuni momenti c’è un eccesso di elettricità rispetto alla domanda che porta i prezzi a zero o addirittura a valori negativi. Anche nelle fasce orarie in cui i prezzi vanno sotto zero, le centrali nucleari e quelle a carbone, poco flessibili, devono essere tenute in funzione, con il paradosso di dover pure pagare, oltre ai costi di gestione e al combustibile, anche il gestore di rete affinché si prenda l’elettricità che producono.
“Il fenomeno è sempre più evidente man mano che viene installato nuovo eolico”, spiega a Bloomberg, Christopher Crane, CEO di Exelon – se la spinta dell’eolico continua “c’è un’elevata probabilità che le centrali nucleari esistenti, sicure e affidabili, non saranno più competitive e dovranno essere mandate in pensione in anticipo”.
Fonte: Qualenergia