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L’eurodocumento che boccia la ricostruzione in Abruzzo

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Materiali da costruzione di scarsa qualità, moduli evacuati perché pericolosi, alloggi costati il 158% in più rispetto al prezzo di mercato, subappaltatori senza certificato antimafia, fondi versati ad aziende legate alla criminalità organizzata. E’ la fotografia della ricostruzione post-sisma in Abruzzo che l’europarlamentare danese Søren Bo Søndergaard, membro della commissione bilancio,  ha condensato nel suo rapporto depositato lo scorso 23 ottobre. Terra Nuova  mette a disposizione il testo integrale.
L’obiettivo di Søndergaard era quello di comprendere come erano stati utilizzati i fondi europei per la ricostruzione dopo il terremoto in Abruzzo e si è recato nelle città colpite anche per sopralluoghi. Nella sua relazione (che trovate integrale nell’allegato Pdf) vengono identificati diversi problemi in relazione alla qualità dei moduli abitativi temporanei, i cosiddetti MAP. Innanzi tutto «i materiali da costruzione utilizzati sono generalmente di scarsa qualità – scrive l’eurodeputato danese –  alcuni moduli sono stati evacuati perché secondo la Procura presentavano “difetti” che generavano “pericoli per l’incolumità”; a Cansatessa la persona responsabile degli appalti pubblici per questo progetto è stata arrestata e altre dieci persone sono indagate; c’era rischio di incendio; molti MAP presentano problemi alle tubature dell’acqua, umidità, muri rotti, pavimenti rotti, problemi alle fognature».
Per quanto riguarda il progetto CASE, Søndergaard afferma che «la qualità dei materiali da costruzione era molto variabile: molti moduli presentano problemi relativi al sistema elettrico, all’infrastruttura sanitaria e al sistema di riscaldamento; secondo il procuratore della Repubblica dell’Aquila, 200 isolatori sismici installati sono difettosi».
Søndergaard  sottolinea poi comela relazione speciale della Corte dei Conti Europea numero 24/2012 affermi che gli alloggi CASE sono costati il 158% in più rispetto al prezzo di mercato.
E ancora: «Alcuni subappaltatori non disponevano dell’obbligatorio certificato Antimafia; i subappalti sono stati portati dal 30% consentito al 50%; nelle fabbriche di uno dei 15 appaltatori dei progetti sono stati trovati criminali ricercati dalle forze dell’ordine; non è stata rispettata la legislazione dell’UE sugli appalti pubblici. Il procuratore della Repubblica dell’Aquila ha aperto una serie di indagini.  Parte dei fondi per i progetti CASE e MAP sono stati versati a imprese che sono direttamente o indirettamente legate alla criminalità organizzata; eppure, la documentazione relativa a queste gravi accuse non è stata inserita nell’audit della Corte, visto che le autorità italiane competenti non l’hanno resa pubblica».
Leggi il testo integrale del rapporto nell’allegato Pdf.

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