Vai al contenuto della pagina

La critica di ReCommon al «sempreverde dogma» del commercio globale

homepage h2

L’associazione ReCommon prende posizione critica, attraverso un articolo di Filippo Taglieri, su quanto uscito dal G20 del commercio che promette un sistema commerciale “non discriminatorio, aperto, giusto, inclusivo, equo, sostenibile e trasparente con l’OMC [Organizzazione Mondiale del Commercio] al suo centro”, mentre, spiega ReCommon, «la globalizzazione che abbiamo davanti ha caratteristiche diametralmente opposte».
La critica di ReCommon al «sempreverde dogma» del commercio globale
L’associazione ReCommon prende posizione critica, attraverso un articolo di Filippo Taglieri, su quanto uscito dal G20 del commercio che promette un sistema commerciale “non discriminatorio, aperto, giusto, inclusivo, equo, sostenibile e trasparente con l’OMC [Organizzazione Mondiale del Commercio] al suo centro”, mentre, spiega ReCommon, «la globalizzazione che abbiamo davanti ha caratteristiche diametralmente opposte».
«I ministri, infatti, non sembrano intenzionati a impegnarsi sul serio per ripensare un sistema centrato sull’export globale e sull’allungamento delle catene del valore – scrive Taglieri – il tutto a discapito delle economie locali. La loro ricetta consiste nell’affidarsi completamente alla crescita del commercio globale, protagonista, secondo il documento, della mitigazione degli effetti economici della pandemia COVID-19». 
«Il libero commercio non deve fermarsi, anzi deve crescere con meno “inutili” regole sull’export – prosegue Taglieri – riducendo le cosiddette barriere non tariffarie (ossia le legislazioni nazionali in materia non economica, quali ambiente e salute) e coinvolgendo anche le piccole e medie imprese nella scommessa del commercio elettronico. Allargando i suoi porti e costruendo nuove infrastrutture e connessioni, Aanche l’Italia si affida in toto all’export globale per trainare le sua ripresa e si offre come terreno di conquista per investitori e trader stranieri».
«La finanza pubblica foraggerà il settore privato al fine di dare slancio a una nuova stagione della globalizzazione sempre più accelerata e pervasiva, ma anche sempre più difficile da realizzare. A Sorrento si è messo nero su bianco che i recovery plan di tutti i Paesi membri dell’UE avranno fra gli obiettivi l’accelerazione del movimento delle merci e il supporto totale e incondizionato alle multinazionali, che potranno continuare la loro cavalcata verso profitti sempre maggiori, spesso a scapito del lavoro e dell’ambiente. Si pensi solo come sia incompatibile questa gigantesca accelerazione dei commerci con i limiti posti dalla sfida climatica» si legge ancora.
ReCommon indica poi esempi di opere che in Italia paiono funzionali a quegli obiettivi, a cominciare dalla «nuova diga foranea di Genova. Quasi un miliardo d’investimento, per far approdare nel porto ligure le ULCS (Ultra Large Container Ship), navi che possono trasportare oltre 20.000 TEUs (unità di misura equivalente a 20 piedi)».
E Taglieri aggiunge: «Lo slogan del vertice sotto la presidenza italiana “People, Planet, Prosperity” rimane generico sulle persone e sull’ambiente, ma ribadisce l’unico dogma che ci serve più globalizzazione per uscire dalla crisi. Anche se la probabilmente la prosperità sarà a vantaggio solo di pochi».

Leggi anche

Per eseguire una ricerca inserire almeno 3 caratteri

Il tuo account

Se sei abbonato/a alla rivista Terra Nuova, effettua il log-in con le credenziali del tuo account su www.terranuovalibri.it per accedere ai tuoi contenuti riservati.

Se vuoi creare un account gratuito o sottoscrivere un abbonamento, vai su www.terranuovalibri.it.
Subito per te offerte e vantaggi esclusivi per il tuo sostegno all'informazione indipendente!