Uno dei luoghi dove si spreca più cibo sono le mense scolastiche, tanti alimenti avanzano e vanno gettati. Ma si può evitare, basta essere accorti e mettere in atto una giusta programmazione.
Un’iniziativa interessante è quella promossa, a livello nazionale, da
ActionAid “Io Mangio Giusto” che ha l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa “più giusta” e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.
“È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento”, afferma Marco De Ponte di ActionAid, “parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, studenti e personale non docente”.
L’educazione è sicuramente fondamentale, ma cosa fare se abbiamo in concreto del cibo avanzato?
Bisogna, in primo luogo, distinguere tra il cibo somministrato ed avanzato nei piatti e quello avanzato ma non somministrato. Il primo è più difficile da gestire e destinato, per lo più, alla filiera della raccolta differenziata (organico), mentre, per il secondo, vi è la concreta possibilità di donarlo alle Onlus.
La
legge “del Buon Samaritano” (legge n. 155/203), infatti, rende possibile donare il cibo avanzato, che non è stato sporzionato e somministrato, ad organizzazioni senza fini di lucro (Onlus), in modo che possa essere recuperato e distribuito ai più bisognosi.
A livello pratico, quando il cibo viene donato, si pone il problema della “corretta tenuta” degli alimenti, per questo la
legge di stabilità (legge n.147/2013), prevede, all’art.1, commi 236, 237, 238, che “ le Onlus, che forniscono alimenti agli indigenti, e gli operatori del settore alimentare che donano detti alimenti alle Onlus, debbano garantire un corretto stato di conservazione, trasporto, deposito e utilizzo, ciascuno per la parte che gli compete e che detto obiettivo è raggiunto anche attraverso la predisposizione di specifici manuali di corretta prassi operativa, in conformità a quanto previsto dal
Regolamento CE n. 882/2004, validati dal Ministero della salute.”