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Milano interculturale con il Capodanno cinese

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A Milano la comunità cinese ha festeggiato il “suo” Capodanno con una parata di draghi e damigelle in abito tradizionale: un evento che ha fatto della metropoli un “laboratorio” di multiculturalità.
“Xin nian kuaile!” (buon anno nuovo!) è l’augurio che si scambiano i cinesi in questi giorni da Pechino a Milano per il 2016, l’anno della Scimmia, cominciato ufficialmente l’8 febbraio.
La comunità cinese di Milano, che anima Via Paolo Sarpi e la zona limitrofa sin dagli anni ’20, ha celebrato il 14 febbraio il nuovo anno in grande stile con una parata di draghi e una sfilata a suon di tamburi di damigelle vestite in abito tradizionale. La festa orientale, che quest’anno si è intrecciata al carnevale meneghino, ha visto una vasta partecipazione dei milanesi che in queste occasioni di festa riscoprono la propria città e i suoi quartieri anche grazie alle tante associazioni che si danno da fare per favorire l’integrazione.
Un aiuto in questa direzione è dato dal progetto Migrantour ( www.mygrantour.org) cofinanziato dall’Unione Europea e promosso da ACRACCS, Oxfam Italia, Viaggi Solidali, Bastina, Marco Polo, Earth, IMVF, Periferies e Renovar, grazie al quale gruppi di persone si fanno guidare a Milano, Torino, Parigi, Marsiglia, Firenze, Genova, Lisbona, Valencia e molte altre città, alla scoperta dei quartieri multietnici per conoscere il valore della multiculturalità e della fusione tra autoctono ed etnico com’è il caso della Chinatown milanese.
“In occasione del Capodanno cinese è stato organizzato un viaggio nel quartiere che si snoda attorno a Paolo Sarpi alla scoperta delle botteghe e dei luoghi simbolo di una città che cambia e si proietta verso il futuro – spiega Rebecca Brollo di Migrantour Milano -. Soffermarsi ad osservare alcuni posti della propria città diventa una grande opportunità di conoscenza e di avvicinamento a comunità che hanno tanto da raccontare”.
L’occasione del “viaggio” in Chinatown in apertura della festa di Capodanno, si rivela adatta a sfatare anche alcuni miti di “invasione” che in città come Milano hanno contribuito negli anni passati ad acuire i dissapori tra i cittadini locali e i commercianti cinesi. “I media tendono ad amplificare alcuni fenomeni migratori – aggiunge Rebecca Brollo – ma i dati parlano chiaro: in Italia i cinesi rappresentano solo il 4,6% dei migranti”.
Una comunità, quella cinese, che vuole integrarsi e per farlo svela e condivide una delle sue tradizioni più antiche come il Capodanno che coincide con la Chunjié, la Festa di Primavera. “Una delle festività tradizionali più importanti che segna il rinnovamento alla vita e inaugura l’anno lunare – spiega Daniele Brigadoi Cologna, socio fondatore dell’ agenzia di ricerca sociale Codici ( www.codiciricerche.it). – Anticamente per i contadini, questo momento dell’anno apriva la stagione della semina e l’uomo scandiva il suo tempo secondo i ritmi della natura”.
Questa festa è celebrata con grande entusiasmo anche dalle comunità cinesi sparse nel resto del mondo a partire da quella di Milano che da qualche anno a questa parte fa scendere in piazza un po’ tutti: dalle istituzioni agli esercenti, dalle scuole alle associazioni, dai bimbi ai loro genitori.
“Ci sono stati anni in cui la festa ha avuto un ritmo altalenante – racconta Daniele Brigadoi Cologna – a volte è stata favorita altre ancora osteggiata. Il 2003 a Milano è stato l’anno più difficile per i cinesi a causa delle grandi polemiche degli abitanti della zona sulla regolamentazione della vendita all’ingrosso. Oggi, però, chi storceva il naso verso le attività dei cinesi ha avuto modo di ricredersi. Se la zona di Paolo Sarpi è diventata uno dei quartieri più colorati, vivaci e attivi della città è anche grazie a questa comunità che è ormai da considerarsi un pezzo importante della storia di Milano”.
Per la piena integrazione, però, non basta una festa comune e vanno superate alcune barriere a partire da quelle linguistiche. “La popolazione cinese è una popolazione molto ampia, la maggior parte delle persone è di arrivo recente: sono in Italia da meno di 5 anni e spesso i nuovi arrivati hanno circa 30 anni, un’età per cui non devono frequentare la scuola dell’obbligo”. Prosegue Daniele Brigadoi Cologna “La barriera linguistico – culturale è del resto un aspetto che penalizza molte altre realtà: dai filippini ai bangladesi agli indonesiani. La differenza è che se da un lato la comunità cinese è riuscita a condividere le proprie attività, iniziative e feste con la popolazione locale favorendo uno scambio e un coinvolgimento reciproco, dall’altro l’interazione linguistica è molto più difficile rispetto a quella con altri gruppi etnici con i quali si può far leva su una lingua veicolare come l’inglese e il francese”.
La celebrazione del passaggio dall’anno della Capra all’anno della Scimmia, apre anche a Milano una stagione di nuove speranze: “L’auspicio è che con questa festa, come nell’antichità, si inauguri la società del futuro proiettata verso l’inclusione e l’apertura alle altre culture” conclude Brigadoi Cologna.
GUARDA LA FOTOGALLERIA (FOTO DI MARTA VALOTA)

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