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“Moneta intera”: l’idea dalla Svizzera

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Si chiama “Moneta intera” ed è il concetto su cui si basa la proposta di riforma monetaria che è stata promossa da un gruppo di cittadini svizzeri e che è stata presentata a Milano dall’associazione Teste Libere.
Secondo il progetto di riforma presentato, solo la banca nazionale dovrebbe avere il diritto di creare nuova moneta e dovrebbe immetterla in circolazione priva di debito; dovrebbe cioè trattarsi di denaro che non deve essere ripagato e per il quale non devono essere chiesti interessi.
«In Svizzera  l’articolo 99 [1]  della Costituzione prevede che il settore monetario competa alla Confederazione, unica istituzione con il diritto di battere moneta ed emettere banconote, ma non si fa menzione della moneta scritturale – spiega Konstantin Demeter, membro del Comitato dell’iniziativa Moneta intera e coordinatore del gruppo regionale ticinese – La privatizzazione dell’emissione di moneta è un vero scandalo. Il potere di creare soldi dovrebbe essere tolto alle banche e rimesso in mano allo Stato. La nostra proposta referendaria[2] che vuole ridare potere alla banca nazionale è stata depositata alla cancelleria federale di Berna con oltre 100mila firme dopo una raccolta iniziata a giugno 2014 e terminata a dicembre 2015. L’obiettivo è votare nel 2017. Non si può negare la profonda influenza che la questione monetaria ha sul benessere degli individui e sulla natura. Tra gli svantaggi del sistema odierno, fondato sulla moneta bancaria, c’è la costrizione del debito: non si ottiene denaro senza la concessione di un credito da parte delle banche. Per ogni avere in circolazione, c’è un debitore. Il debito è quindi necessario per il sistema: esso crollerebbe se non ci fossero debitori. Poiché la creazione di soldi e di debiti va di pari passo, la quantità di soldi dipende dalla fiducia delle banche nella restituzione dei soldi da loro messi in circolazione sotto forma di debiti».
 «Ci troviamo dunque a fare i conti con un sistema economico irragionevole, perché se viene emesso denaro sotto forma di debito, aumenta il costo del capitale, aumentano necessariamente i prezzi di beni e servizi, diminuiscono redditi e salari e via via i posti di lavoro, soprattutto nelle piccole medie imprese costrette a chiudere i battenti e, in quelle più grandi, che delocalizzano. Il risultato? Si genera insicurezza e precarietà anche a causa di un possibile fallimento delle banche. E se la banca fallisce, azionisti e risparmiatori perdono tutto»  spiega Demeter.
«Un’economia sana necessita di un approvvigionamento monetario stabile, un flusso costante annuale che riesca a reggere la crescita senza i sobbalzi e gli scompensi del sistema in vigore oggi  – ribadisce Demeter – Nel sistema che proponiamo, solo la Banca Nazionale potrebbe creare nuovi soldi e la quantità verrebbe definita da questa istituzione che sarebbe democraticamente legittimata e secondo le decisioni di politica finanziaria dettate dal parlamento. Ma non solo: potrebbe andare direttamente nelle tasche dei cittadini o essere utilizzato per creare servizi pubblici».
Sergio Morandi, consulente finanziario e patrimoniale e anch’egli membro del gruppo regionale ticinese dell’iniziativa Moneta intera, spiega dal suo punto di vista quali sarebbero i vantaggi del nuovo sistema: «Prima di tutto ci sarebbe una sola moneta garantita dallo Stato, facile da introdurre e più sicura perché i conti correnti non entrerebbero a far parte dei conti fallimentari delle banche. Si eliminerebbero le bolle finanziarie, l’economia diventerebbe più stabile e lo Stato non dovrebbe più intervenire a salvare le banche. Insomma, con questo sistema gli istituti bancari verrebbero posti sullo stesso piano di qualsiasi altra impresa».
A pensarla diversamente sono invece i banchieri svizzeri che, attraverso la loro associazione, hanno respinto questa tesi spiegando che, se si realizzasse quanto proposto dal movimento per la moneta intera, si verificherebbe un rincaro per le ipoteche e i crediti a carico di tutte le aziende e in particolar modo le più piccole; affermano inoltre che si avrebbero effetti negativi su posti di lavoro, gettito fiscale,  sistema economico e benessere  stesso della Svizzera. Secondo i banchieri svizzeri, l’emissione di moneta non consente alle banche di conseguire un utile privo di rischi a spese di terzi; anzi, i datori di credito si farebbero carico di un rischio considerevole. Per quanto riguarda i pericoli per azionisti e risparmiatori in caso di fallimento bancario, ricordano che il loro paese è dotato dei regimi “Too big too fail” più rigorosi al mondo e che i depositi sono tutelati attraverso un sistema sicuro di garanzia.
Sarebbe, dunque, utile fare distinzione da paese a paese sulle questioni di politica monetaria? Potrebbe declinarsi una riforma di “moneta intera” in Italia? Marco Saba, del Centro Studi Monetari, spiega la sua visione: «La strategia da adottare in Italia è diversa: qui si deve sensibilizzare la Corte dei Conti e tutti gli organismi preposti a certificare e verificare che siano assunte da parte delle banche le regole contabili. Oggi uno dei problemi più gravi è che non c’è correttezza contabile; i criteri adottatati dagli istituti bancari per il merito di credito, cioè il metodo per stabilire a chi si prestano soldi, sono la buona reputazione, il buon nome e le amicizie».
«Alla moneta non si nega la sua importanza, anzi – ha concluso Saba – è uno strumento legittimo e legale in quanto previsto dalla Stato, è finale, circolare e liberatoria. Bisogna però rispettare delle regole e non lasciare che solo alcuni si occupino di questi temi perché hanno ripercussioni tangibili sulla vita reale. Non è un caso che alcuni fatti drammatici che hanno scosso il nostro paese abbiano spesso avuto un ciclo preciso: un picco delle banche, un episodio di terrorismo e poi il crollo delle banche».
Per vedere il video della conferenza: www.salvo5puntozero.tv
[1]   Il settore monetario compete alla Confederazione; essa soltanto ha il diritto di battere moneta e di emettere banconote.
[2] La proposta di nuovo testo di Costituzione all’art.99 dice che: 1. La Confederazione garantisce lʼapprovvigionamento dellʼeconomia in denaro e servizi finanziari. Può in questo derogare al principio della libertà economica. 2. Soltanto la Confederazione emette monete, banconote e moneta scritturale come mezzi legali di pagamento.

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