«Non c’è via per la pace, la pace è la via»: su Terra Nuova uno speciale su Thich Nhat Hanh

“Non c’è via per la pace, la pace è la via”. Mai come in questi giorni in cui lo spettro di una guerra globale rischia di sconvolgere nuovamente l’Europa, tornano attuali queste parole di Thich Nhat Hanh, monaco buddista, fondatore della comunità di Plum Village, scomparso di recente e a cui Terra Nuova ha dedicato uno speciale sul numero di marzo dal titolo “Domani continuerò a essere”.

Nato in Vietnam, visse in prima persona la tragedia fratricida di una guerra civile voluta dagli Stati Uniti. Impegnandosi in prima persona per evitare un conflitto durato oltre vent’anni e che vide più di 5 milioni di vittime vietnamite, in gran parte civili, e oltre 50.000 soldati statunitensi caduti e altri 300.000 feriti, Thich Nhat Hanh pagò il suo impegno per la pace con un esilio durato trentanove anni. Da quella dolorosa esperienza maturò un’originale visione di un Buddhismo impegnato, in grado di coltivare insieme crescita interiore e attivismo sociale. Mai come oggi, per scongiurare una nuova guerra, inutile e sanguinosa, come tutte le guerre, può essere utile ripercorrere la vita è l’insegnamento di questo monaco vietnamita, scomparso lo scorso 22 gennaio,  e il  cui insegnamento a toccato le menti e il cuore di migliaia di giovani e meno giovani di tutto il mondo, tanto da essere considerato, come afferma il noto teologo Vito Mancuso: «il più grande, il più dolce, il più profondo maestro spirituale dei nostri giorni».

A lui, appunto, abbiamo dedicato uno speciale nel numero di marzo della rivista.