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Otto Scharmer: «Per un mondo nuovo occorre partire dalle persone»

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Otto Scharmer è uno dei più innovativi studiosi di gestione del cambiamento, docente del MIT di Boston, ed è l’ideatore della “Teoria U”, un percorso per supportare il cambiamento profondo negli ambiti di business, finanza, pubblica amministrazione, agricoltura, salute ed educazione. Un cambiamento, come dice Scharmer, che non può che partire dalla persona e alla persona tornare, con resilienza e sostenibilità.
Un paradigma completamente diverso, un approccio che parte dalla persona, la mantiene al centro e alla persona ritorna, perchè tutto ciò che funziona intorno a noi possa funzionare, appunto, in un modo nuovo, empatico, umano. Otto Scharmer, docente del MIT di Boston, è l’ideatore della cosiddetta “Teoria U”. Scharmer ha fondato il Presencing Institute in Massachusetts, centro internazionale sul cambiamento sociale e la leadership, e si è fatto conoscere come il precursore di un metodo, adottato anche da numerose aziende italiane, che punta a un profondo rinnovamento della società e, quindi, del mondo del lavoro.

Scharmer è in contatto in Italia con Peoplerise, EcorNaturaSì, gli hub italiani della comunità U-Lab e il Presencing Institute.
Con la sua teoria si rivolge agli ambiti della finanza, management, governance, agricoltura, salute e istruzione. Qual è lo scopo? “Attivare un processo trasformativo tramite un percorso di apprendimento condiviso e di co-creazione” spiega Flavio Fabiani, socio di Peoplerise, un catalizzatore, sviluppatore e facilitatore di trasformazione di progetti innovativi sulla gestione del cambiamento nelle organizzazioni. Scharmer ha anche scritto il libro “Teoria U, i fondamentali” tradotto in 20 lingue e in Italia pubblicato da Guerini Next. “Si tratta di una vera e propria guida tascabile che illustra i principi fondamentali che costituiscono il processo della Teoria U e le applicazioni pratiche che possono trasformare la nostra economia” aggiunge Fabiani.
Secondo la Teoria U superare la crisi è possibile per ogni organizzazione a patto, però, che si parta sempre dalle persone. “Capita di incontrare aziende che hanno bisogno di una gestione migliore che spesso coincide con la ricerca di una vera motivazione per quello di cui si occupano” aggiunge Fabiani. “Spesso si tratta di aziende che si sono allontanate troppo dai loro clienti o utenti di servizi e a cui noi diamo una mano a ri-orientarsi ripartendo però dalle persone. Perché è l’intenzione delle persone che muove i sistemi e non il contrario”.
Il framework di riferimento proposto da Otto Scharmer nella sua Teoria U è composto da diversi strati: c’è il livello micro costituito dalla persona, quello meso composto dal team, quello macro dall’azienda e per finire lo strato mundo, quello più esteso. “La teoria U va pensata come un’impalcatura” spiega Fabiani “l’impalcatura è sempre la stessa ma le case che si costruiscono sono diverse una dall’altra. E’ per questo che come anche la teoria U può essere adattata per trasformare tanto l’individuo quanto le aziende, le città e il mondo intero”.

“L’approccio è di tipo sistemico: in un’azienda, per esempio, nella prima fase detta co-initiating si inizia coinvolgendo 20/30 persone che rappresentano l’ecosistema azienda. Le persone coinvolte devono raccontarsi, narrare la loro biografia individuale e quella dell’azienda; nella fase successiva si passa ai fondamentali della teoria e si inizia a co-percepire, co-sensing; nella fase dopo, quella di co-presencing, ci si inizia ad ascoltare e ad essere in presenza profonda, quello stato che ti consente di mettere a fuoco quello che vorresti cambiare. Nel co-creating e nel co-evolving si è percorsa tutta la U. Grazie a questo viaggio verso la trasformazione ci si spoglia delle concezioni obsolete, quelle che Scharmer chiama downloading, che sono il tentativo di rispondere ai problemi sempre allo stesso modo. Bisogna dare spazio alla creatività in modo organizzato e non caotico. Il percorso a forma di U porta persone e gruppi ad andare a fondo rispetto ad un problema o ad un’opportunità attraverso tre movimenti essenziali: osservare – riflettere – agire”.
Aumentare il coinvolgimento e superare il concetto di governance gerarchica per favorire invece la partecipazione attiva di tutti i livelli che compongono un’organizzazione; che fine fa in tutto questo processo la leadership e la guida di chi è titolato a prendere le decisioni e ad amministrare un’azienda? Flavio Fabiani risponde così: “Leadership, oggi, significa essere capaci di facilitare un cambiamento attraverso un atto di presenza profonda, il presencing appunto, in connessione con ogni situazione che ci troviamo ad affrontare senza applicare schemi ma dando spazio a tutte le nostre percezioni, quello che Scharmer chiama sensing.”
Resilienza e sostenibilità sono concetti strettamente legati alla Teoria di Scharmer che propone tre grandi divari sui quali intervenire: “Nella nostra epoca stiamo assistendo al divario con la terra, stiamo consumando più risorse di quelle che abbiamo a disposizione; c’è poi il divario sociale per cui l’1% della popolazione detiene il 38% delle risorse. In ultimo c’è il divario individuale: le persone che si tolgono la vita sono il doppio rispetto a quelle che muoiono in guerra e di morte violenta. Quest’ultimo divario è un po’ la matrice di tutto. Le persone non fanno quello che vorrebbero, soffrono e patiscono un’esistenza che non sanno come cambiare e migliorare. Questi tre divari sono strettamente legati tra loro. Se curi il tuo mondo individuale curi anche quello del tuo posto di lavoro, della tua città e del mondo. Il bene del singolo, semplificando, fa il bene dell’azienda e il bene del pianeta”.
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