L’autoproduzione è oggi la scelta più lungimirante, quella che ci consente di adottare uno stile di vita a basso impatto, di risparmiare, di liberarci dalle schiavitù del mercato e del supermercato! Ecco come fare.
Giovanna Olivieri ha una figlia, un marito, un orto, animali da cortile e cerca di prodursi da sé tutto quello che può. Poi ha condensato la sua esperienza e il suo sapere nel libro
“Io lo faccio da me” (Terra Nuova Edizioni), utilissimi “mini enciclopedia” dell’autoproduzione.
Come si vive scegliendo un bassissimo impatto ambientale? La fatica del quotidiano è ripagata dalle soddisfazioni?
«Non sono riuscita a raggiungere un bassissimo impatto ambientale, ho ancora un po’ di strada da percorrere. Comunque, l’auto è a metano e non la uso per recarmi al lavoro, visto che i miei lavori si svolgono quasi sempre a casa; riguardo ai rifiuti, la maggior parte sono differenziabili e differenziati. Per altri aspetti sono riuscita a fare di più. Per esempio ho sul tetto i pannelli solari e fotovoltaici che producono acqua calda ed energia. Riscaldiamo la casa con la legna e spesso è
legna autoprodotta; questo significa che non basta schiacciare un pulsante o programmare un orario di accensione, perchè la legna va tagliata, spaccata, essiccata, caricata e scaricata, la cenere va pulita ogni giorno, ecc. Quest’anno ho perfino incominciato a stirare i panni con un ferro da stiro di una volta; utilizzo le braci della stufa e i panni stirati sono belli asciutti e caldi. Vivere a basso impatto ambientale è certamente più faticoso, ma se lo si fa in campagna la fatica è senza dubbio ripagata dalle soddisfazioni e dalla pace. Ci si spacca la schiena, ma la testa è libera, non è oppressa da pensieri e preoccupazioni, dalle facce tirate dei conducenti delle macchine che hai di fianco nelle congestionate vie cittadine, non è assordata dai rumori del traffico, dalle luci sferzanti di lampioni e insegne dei negozi, dalle immagini dei cartelli pubblicitari».
Da cosa è nata la tua scelta di andare in campagna con la famiglia e china sulla terra?
«La mia scelta è nata dal mio profondo amore per la natura e per la terra. Stare china sulla terra (da noi si dice, appunto, che “la terra è bassa”) significa fare molta fatica, soprattutto se si decide di
lavorarla a mano e con il metodo biologico, ma significa anche avvicinarsi ad essa con i sensi, odorarla, osservarla, sentire i rumori. In campagna per fortuna c’è meno inquinamento acustico e luminoso; si sentono i più piccoli versi degli animali, qui i rumori più impercettibili (come le foglie che cadono in autunno, il pigolio dei nuovi nati sotto la chioccia) si amplificano e di notte si può ancora uscire al buio e sentire i richiami dei rapaci notturni. Abito a ridosso di una città (Fano) e non lontano dalla costa (meno di 10 km dal litorale marchigiano) ma intorno a casa mia vivono ancora caprioli, lepri, volpi, barbagianni, allocchi, cinciallegre e d’estate il cielo si riempie di voli di uccelli che hanno svernato in Africa e vengono a nidificare nelle nostre siepi, sotto le nostre tettoie o nei buchi dei nostri alberi. Vivo qui da dieci anni e il fatto di avere tanto spazio a disposizione mi ha permesso di dare sfogo a tutte le mie passioni, dal fai da te all’orto, dall’educazione ambientale al riuso, dalla cucina alla musica popolare. Produco molto del mio cibo da sola: coltivo l’orto, gli ulivi e alcuni alberi da frutto; allevo diverse specie di animali da cortile come si faceva una volta, cioè partendo dall’uovo e arrivando all’animale adulto che poi macello io stessa. E’ più faticoso che acquistare un busto di pollo o, peggio ancora, un pollo allo spiedo già bell’e cotto. Tuttavia si recupera un rapporto diverso con le piante e gli animali e questo mi piace moltissimo. Mi sento anche io un animale, che in certi momenti è amico e complice (quando li nutre, quando li coccola) e in altri momenti è predatore, quindi ha quella giusta dose di cinismo limpido, non mascherato e non mediato da una confezione di polistirolo e pellicola trasparente».
Quale valore aggiunto può avere oggi nell’economia di una famiglia e dell’ambiente acquisire dimestichezza con l’autoproduzione?
«Un grande valore e non solo economico. E’ un dato di fatto che oggi, con la crisi dell’occupazione, vuoi per il maggior tempo a disposizione vuoi per le minori entrate, molta gente ha ricominciato a farsi il pane in casa, a farsi la pasta all’uovo e le crostate e tante altre cose. Perchè a parità di valore nutrizionale, gli alimenti prodotti in casa costano molto meno. Naturalmente produrre molto in casa significa anche ridurre i trasporti e utilizzare metodi di coltivazione e allevamento biologici, quindi fa bene anche all’ambiente. Ma fa bene soprattutto a noi, come esseri umani, perchè ci riporta alla nostra condizione di esseri viventi su questo pianeta, esseri che vivono di acqua, di piante e di animali. Ci porta immancabilmente a conoscere gli altri esseri viventi, le loro esigenze, la loro bellezza e quindi a dare loro un valore molto più elevato. Ci porta a rispettarli di più, e quindi ad amare e rispettare la Terra madre».
Quale il messaggio che con l’esempio si dà ai figli e agli altri?
«Sono convinta che ai figli, ai bambini delle scuole, ai vicini di casa, ecc. si dia un messaggio soprattutto fornendo un esempio concreto con i propri comportamenti. È inutile affermare di rispettare tutte le forme di vita e poi litigare in continuazione con i vicini di casa perchè, magari, sono cacciatori. Anche loro, in fondo, sono forme di vita, no?! Per questo io cerco di essere coerente, anche se esserlo fino in fondo è impossibile, a meno che non si rinneghi tutto e si vada a vivere in cima a un monte! Tra le varie attività che porto avanti, per esempio, c’è anche l’educazione ambientale: conduco
laboratori con materiali naturali e di recupero (cartone, imballaggi di alimenti di vario tipo, carta da regalo, ecc.) che trovo splendidi perchè, a differenza dei prodotti di cartoleria fatti apposta per il bricolage, consentono ai bambini di esprimere la loro grande creatività. Inoltre possono essere lo spunto per comunicare ai più piccoli la curiosità nei confronti della natura. Ora, per esempio, sto preparando un laboratorio per la realizzazione di mangiatoie e nidi artificiali per gli uccelli: è il mio modo di contribuire alla salvaguardia della biodiversità».
GIOVANNA OLIVIERI SI PRESENTA…
Mi chiamo Giovanna Olivieri, di professione… di professione casalinga felice! La mia vita si svolge tra l’orto, il campo (circa mezzo ettaro di terra con ulivi, alberi da frutto e una quantità di animali da cortile che razzolano liberi), la casa (dove, talvolta aiutata dal mio compagno ma più spesso da sola, faccio tutti i lavori di manutenzione, oltre alle normali faccende domestiche), i campi dove raccolgo erbe selvatiche e frutti dimenticati (nel senso che i proprietari dei rispettivi terreni li dimenticano sugli alberi) e faccio le mie osservazioni naturalistiche, la cucina dove trasformo tutto quanto ho raccolto e do vita alle mie creazioni culinarie mentre scrivo mentalmente le pagine del mio prossimo libro, e l’organetto con cui allieto le mie giornate con note di musica popolare. Essendo, questi, tutti lavori che lasciano la mente libera di spaziare, mi capita spesso di pensare, di immaginare pagine di libri non ancora scritti, di cantare melodie popolari e ascoltare i rumori della campagna. Cosa leggo prima di dormire? Leggo…. libri e riviste sull’orto e il pollaio! E cosa guardo in televisione? Guardo cartoni animati (con una bambina di 5 anni non si potrebbe fare altrimenti) e documentari sulla natura, l’arte, la storia, la scienza.