Riduzione delle emissioni: l’Europa cosa farà?
homepage h2
Un target europeo del 40% permetterebbe di alzare il Pil del 4,5%, invece con un obiettivo al 30% il Pil si alzerebbe solo dell’1%. Questi sono i dati di Euase (European Alliance to save energy), che mette in luce come i costi energetici si ridurrebbero tra mille e 2mila miliardi di euro tra il 2020 e il 2030, mentre le importazioni di gas sarebbero ridotte di 2,6% per ogni aumento percentuale dell’efficienza energetica.
Le imprese verdi che fanno parte di Euase, in una lettera inviata al presidente Ue Herman Van Rompuy e al premier Matteo Renzi in vista del Vertice Ue di giovedì e venerdì per decidere gli obiettivi su clima ed energia al 2030, chiedono appunto un obiettivo di efficienza al 40%. “ Facciamo appello perché proseguiate e trasformiate le parole in azioni mettendo in piedi un obiettivo finale vincolante e ambizioso del 40% per il risparmio energetico per il 2030, mettendo l’Europa sulla strada di una vera crescita sostenibile, sicurezza e prosperità”, scrivono.
Tagliare le emissioni climalteranti del 40% entro il 2030 come proposto dalla Commissione Europea significherebbe fare “troppo poco, troppo tardi” . Questa invece è la posizione di Jim Skea, vice presidente del gruppo di lavoro economico del Comitato Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, meglio noto come IPCC.
Se per l’IPCC un taglio del 40% al 2030 è troppo modesto, le associazioni ambientaliste propongono un target almeno del -55%, e diversi Stati come Regno Unito, Gran Bretagna e Danimarca si sono già dati obiettivi ben più ambiziosi, i paesi dell’Est invece continuano a frenare. Per Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Lettonia, Lituania e Polonia il target del 40% proposto dalla Commissione è troppo alto.