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Rinnovabili: i nuovi incentivi non bastano

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Molto critiche le associazioni di categoria, ma anche un gruppo di intellettuali italiani scrive un appello a Monti. Il finanziamento al fotovoltaico ridotto del 35%. Si vuole incentivare la filiera italiana, ma sull’eolico c’è chi denuncia l’effetto contrario
Poca professionalità e competenza, poca lungimiranza per il futuro energetico del paese. Le associazioni di settore impegnate nelle energie rinnovabili dimostrano forte malcontento di fronte alla prima pubblicazione dei decreti ministeriali in materia di rinnovabili. Il taglio degli incentivi al fotovoltaico sarebbe pari al 35%  a partire dal 1° luglio 2012. Ma molto critici si dimostrano anche gli intellettuali italiani, con un nucleo di 30 personaggi di spicco del mondo culturale, tra cui Giorgio Ruffolo, Stefano Rodotà, Rosa Filippini, che ha rivolto un appello rivolto al Presidente Monti  per un migliore sostegno delle energie rinnovabili gestito in modo virtuoso, rigoroso e senza ulteriori insostenibili sprechi.
Sono diversi i punti critici registrati dalle associazioni di categoria, primo fra tutti il basso livello di incentivazione, a cui fa da contrappeso negativo l’assenza di misure per semplificare le procedure e ridurre gli “extra costi” subiti dal settore; ma anche il meccanismo delle aste e dei contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti. Vengono inoltre introdotte delle gabelle aggiuntive per il funzionamento del Gestore dei Servizi Energetici;
Intellettuali e ambientalisti temono anche che si tenda a favorire i grossi impianti eolici, a discapito della piccola produzione e del consumo di suolo. “L’attuale formulazione, si legge nel comunicato “potrebbe portare alla triplicazione degli impianti eolici, impianti che hanno già contribuito alla devastazione di troppe delle superstiti bellezze della Nazione”.
La linea strategica del governo punterebbe soprattutto a ottenere performance più elevate per la produzione di energia elettrica. In questo ambito gli obiettivi comunitari al 2020 vengono innalzati dal 26% a circa il 35% . Il governo però, qui la nota dolente, ha deciso di intervenire e stabilizzare l’incidenza del fotovoltaico sulla bolletta elettrica, producendo una riduzione di spesa futura di circa 3 miliardi di euro l’anno rispetto al costo inerziale che si sarebbe raggiunto con il precedente regime e pari a 15 miliardi di euro. A farne le spese sarà soprattutto il fotovoltaico il cui contributo sarà limitato a tre miliardi di euro l’anno.
Per tutte le altre fonti di produzione energetica verde la spesa per gli incentivi crescerà invece dai 3,5 miliardi attuali fino a 5,5 miliardi l’anno per poi essere stabilizzata entro il 2020.
A detta dei Ministri che hanno redatto i decreti “vengono favorite le tecnologie con maggior ricaduta sulla filiera economico-produttiva nazionale e ad alto contenuto innovativo, introducendo inoltre meccanismi per evitare distorsioni a livello territoriale e conflitti con altre filiere produttive”. Il senatore del Pd Francesco Ferrante però è di tutt’altro avviso: il sistema di incentivazione all’eolico infatti tenderebbe a produrre i produttori cinesi. I produttori italiani infatti costruiscono prevalentemente pale di aerogeneratori da 55 KW e quindi il registro dai 50 KW favorisce sostanzialmente quelli più piccoli, prodotti in Cina.
Dal Quinto Conto Energia sembra destinato a sparire l’incentivo aggiuntivo per chi bonifica il tetto dall’amianto installando al suo posto il fotovoltaico.
Sembra che non sia stato confermato il sistema premiante per chi, installando moduli sui tetti, li bonifichi  dall’amianto che da decenni continua ad essere un killer silenzioso e sempre più pericoloso per l’ambiente e la salute

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