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Sequestrato pane “nero”: c’era un colorante vietato

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Dodici panificatori sono stati denunciati dal Corpo Forestale della Puglia per aver prodotto e commercializzato pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale utilizzando il colorante E153, procedimento vietato dalla legislazione nazionale e da quella europea
Dodici panificatori sono stati denunciati dal Corpo Forestale della Puglia per aver prodotto e commercializzato pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale utilizzando il colorante E153, procedimento vietato dalla legislazione nazionale e da quella europea.
I denunciati dovranno rispondere di frode nell’esercizio del commercio e produzione di alimenti trattati in modo da variarne la composizione naturale con aggiunta di additivi chimici non autorizzati dalla legge.
L’Unione nazionale Consumatori va al di là dell’aggiunta del colorante e denuncia i rischi del pane al carbone.
“Il consumo del pane al carbone si è abbastanza diffuso, ma non tutti sono a conoscenza di quali conseguenze ne possono derivare” ha dichiarato Agostino Macrì, responsabile dell’Area sicurezza alimentare dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Il carbone attivo si ottiene dalla combustione incompleta del legno e durante questo processo possono formarsi sostanze molto pericolose come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA). Le norme vigenti impongono limiti di tolleranza molto bassi di IPA per il carbone impiegato a scopo alimentare e/o farmaceutico. Ma nella produzione del pane non è permesso l’uso di nessun additivo alimentare che è invece permesso come additivo in altri prodotti da forno. Dubbi, quindi, sul fatto che sia legale l’uso del carbone per il pane comune. E’ invece ben conosciuto l’effetto farmacologico del carbone attivo che deriva dalla sua capacità di assorbire e neutralizzare a livello intestinale diverse sostanze e/o gas potenzialmente nocivi. E’ quindi indicato nei casi di aerofagia, flatulenza, digestioni difficili, anche se l’impiego dovrebbe essere consigliato o controllato da un medico, dato che la sua capacità assorbente si esplica anche nei confronti di diversi farmaci, come ad esempio la pillola anticoncezionale.  Il carbone attivo impiegato dalle aziende farmaceutiche è controllato per verificarne la purezza e non ha IPA a livelli potenzialmente dannosi” ha proseguito Macrì.
L’Unione Nazionale Consumatori denuncia, infine, il costo esorbitante del pane al carbone che può arrivare a costare fino a 7 euro al kg, un prezzo assurdo considerato che i 15 grammi di carbone, necessari per 1 chilo di farina, costano circa 15 centesimi.

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