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Sobrio è bello

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Lo speciale di questo mese è dedicato alle prossime festività, al Natale e al consumismo che ne soffoca l’anima più profonda. Vi proponiamo un’opportunità per fermarsi e pensare alla possibilità concreta di uno stile di vita più semplice e sostenibile raccontando le storie di chi ci ha provato.
Alzi la mano chi, svegliandosi la mattina del primo dicembre, non sente già risuonare dentro di sé il seducente richiamo del Natale. Un Natale però che è sempre meno momento di raccoglimento e riflessione e sempre più invece luci abbaglianti, pranzi luculliani, spreco e regali ad ogni costo. Ci si sente improvvisamente meno parchi, meno sobri, si indulge nell’acquisto non meditato, il fermento che ci circonda ci sollecita a uniformarci, chi riflette e obietta risulta noioso, antipatico e irritante.

«Non è questo il momento» si pensa. Invece, mai momento è stato più adatto: provate a fermarvi mentre intorno a voi lo scalpiccio è continuo; riflettete mentre intorno a voi la folla agisce d’impulso; scostatevi mentre la folla si getta nella mischia; e provate a guardarvi intorno con occhi e mente nuovi. Non preoccupatevi: non vi macchierete di eresia. È invece l’occasione per acquisire una nuova consapevolezza, tesoro da custodire e alimentare, sulla base del quale possono maturare scelte nuove e diverse per noi e le nostre famiglie. Perché l’obiettivo possa diventare quello di una vita sostenibile, a basso o bassissimo impatto ambientale, sentiero da imboccare il prima possibile prima che sia veramente troppo tardi.

Un’utopia? Non è così. Ci sono già tante famiglie «a basso impatto» che hanno fatto scelte sostenibili su più fronti, che sono uscite dalla «gabbia», che praticano un’ecologia dell’ambiente e un’ecologia della mente. Famiglie che, con impegno e determinazione, hanno raggiunto un equilibrio solido, e che a Natale possono anche condividere insieme alle persone più care la gioia di un regalo utile ed etico con la consapevolezza che questo rientra in un equilibrio complessivo.

Francesco e Luisa: produrre ciò che si mangia
Oltre il confine regionale, in Umbria, un’altra famiglia vive di ciò che produce e ha allevato così due figli, ora grandi. Francesco e Luisa hanno scelto la campagna 30 anni fa, fermandosi prima nel pavese, dove lui per 17 anni ha gestito un laboratorio di falegnameria e la moglie faceva l’insegnante. Ma all’arrivo dei due figli hanno deciso di rendere più radicale e concreta la loro scelta.
«Dieci anni fa siamo arrivati a Città della Pieve» spiega Francesco. «I prezzi erano ancora abbordabili e abbiamo acquistato un podere con cinque ettari di terreno dove abbiamo ricavato il pascolo, il frutteto, il vigneto e l’oliveto. Ci lavoriamo io e Luisa a tempo pieno e abbiamo sistemato anche due appartamenti che ci consentono di gestire un agriturismo.
Riusciamo a produrre gran parte di ciò che mangiamo, per riscaldarci utilizziamo la legna grazie a un termo-camino con termostato, e con i pannelli solari riscaldiamo l’acqua per uso sanitario e per i termosifoni». «Per la nostra igiene e per lavare gli indumenti utilizziamo solo detergenti naturali. Alcuni li produciamo noi direttamente. Laviamo i piatti con la cenere e produciamo noi il sapone per la lavatrice. Questo ci consente anche di poter far defluire gli scarichi nel bosco senza impattare l’ambiente circostante. Ora ci stiamo organizzando per installare una cisterna da camion in modo da raccogliere l’acqua piovana e diventare autosufficienti anche in questo, poiché ora utilizziamo un pozzo che non sempre ci consente di coprire i nostri fabbisogni»
….

Sempre nell’articolo:

>> Valerio Pignatta: esperienze di decrescita

>> Alessandra, Maddalena e Catia: l’arte dell’abitare

>> Marco Bertali: ecologia della mente

>> Saviana Parodi: vivere con 600 euro al mese

>> Roberto e Michela: un’economia di scambio

La versione completa dell’articolo “Sobrio è bello” è disponibile nel numero di Dicembre 2010 di Terra Nuova (eBook).

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