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Spese militari, alla faccia della crisi!

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Nel 2012 in Italia si spendono 30 miliardi di euro per la casta militare. Un fiume di risorse per cacciabombardieri e missioni all’estero, mentre gli stati sovrani falliscono e la popolazione tira la cinghia fino al collasso
Il numero è davvero stratosferico: 30 miliardi di euro spesi per le armi e le Forze Armate. Il bilancio delle spese militari per il 2012 è un vero schiaffo alla crisi e al clima di terrore fiscale imposto agli italiani. Un paio di giorni fa è stato resentato il Dossier 2012 della Campagna Sbilanciamoci!
Il “libro bianco” analizza le spese militari sotto molteplici aspetti: dagli sprechi pubblici alla riconversione dell’industria militare, dall’esemplare caso Finmeccanica al commercio internazionale di armamenti, dalle missioni italiane all’estero ai rapporti tra crisi economica e spesa militare, senza tralasciare la dubbia utilità di alcuni sistemi d’arma come gli F35 e la relativa campagna di pressione “Taglia le ali alle armi” volta alla cancellazione della costruzione dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter.
Ai 30 miliardi complessivi di spesa per il 2012, seguiranno altri 10 miliardi nei prossimi anni per 90 cacciabombardieri F35 e ben 1,4 miliardi di euro per le missioni militari all’estero. Tutto questo, quando si tagliano le risorse per il welfare, la scuola, la sanità, gli enti locali. Il rigore viene applicato ai cittadini, ma non alla casta dei militari.
La spesa militare globale nel 2011 ha continuato ad aumentare: dello 0,3% in termini reali rispetto al 2010, raggiungendo i 1.740 miliardi di dollari; il 75% della spesa mondiale per armamenti nel 2011 riguarda appena 10 Paesi e gli Stati Uniti si confermano leader della classifica con il 43% della spesa mondiale militare. La media globale
della quota del Prodotto interno lordo destinato alle spese militari è del 2,6%.
Per citare altri numeri: i paesi europei nel loro complesso hanno circa 7 milioni di soldati (Stati Uniti 1 milione e mezzo), 45mila tra
carri armati e mezzi di combattimento (Stati Uniti 34mila) e 3.500 aerei di combattimento (Stati Uniti 2mila). Tenuto conto delle ambiguità e anche della pericolosità di un esercito europeo slegato da un potere di controllo democratico – e oggi l’Unione Europea ha un drammatico deficit di democrazia – se si andasse verso una direzione di maggiore integrazione delle strutture di difesa europea, si potrebbe avere un risparmio complessivo di 100-150 miliardi di euro nei vari paesi, e anche in questo caso la somiglianza della cifra (130 miliardi) con quanto si è speso per l’ultimo salvataggio della Grecia (febbraio 2012) è abbastanza significativa.
Scarica il dossier su www.sbilanciamoci.org

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