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Vestire secondo natura

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Cresce anche in Italia l’interesse per i tessuti naturali, si moltiplicano i negozi specializzati e le sfilate dedicate agli ecovestiti. Quali sono i vantaggi dei tessuti naturali e come si fa a riconoscerli.
Vestire secondo natura

Che si tratti di pullover, gonne o pantaloni, oggi le fibre più utilizzate sono quelle artificiali (ottenute sottoponendo a trattamenti chimici materie di origine naturale) o sintetiche (derivati dai sottoprodotti del petrolio), la cui diffusione negli ultimi anni ha superato quella dei tessuti naturali, utilizzati negli ultimi due millenni dall’uomo: lana, cotone, canapa, seta e lino. A rendere possibile il loro successo sono stati numerosi fattori: minor costo, praticità d’uso, maggiore versatilità d’impiego. Ma accanto a questi numerosi vantaggi, le fibre moderne presentano anche alcuni vistosi inconvenienti di carattere sanitario ed ecologico: un notevole consumo energetico (il petrolio come tutti sanno è una fonte energetica non rinnovabile), una scarsa capacità traspirante (l’epidermide trova un ostacolo al processo naturale di respirazione e si viene a creare un microclima insalubre generando cattivi odori e reazioni allergiche) e un’elevata carica elettrostatica che viene a crearsi con lo sfregamento con la pelle.  
I rischi per la salute 
Un altro rischio, comune però anche alle fibre naturali trattate, deriva dalle sostanze utilizzate nella tintura e nei trattamenti protettivi cui vengono sottoposti tessuti e capi d’abbigliamento. Tanto che oggi, l’industria tessile è additata come una delle più inquinanti del pianeta; responsabile della produzione di almeno 500.000 tonnellate di scorie tossiche all’anno.
Va inoltre aggiunto che in particolari condizioni, come per esempio un’eccessiva sudorazione, l’epidermide può assorbire dai tessuti residui dei numerosi trattamenti (antitarmici, antimuffa, antipiega, idrorepellente, antinfeltrimento, ecc.) e dei coloranti, causando dermatiti e allergie, di cui soffre, secondo una ricerca di Legambiente ben il 10% della popolazione. Ampi studi sulle dermatiti allergiche da contatto sono stati condotti dalla equipe del prof. Achille Sertoli di Firenze (Istituto di Dermatologia). Dall’esperienza degli autori citati su un totale di 802 casi di soggetti affetti da Dermatite allergica da contatto extraprofessionale studiati dall’84 al ’92, 91 pazienti, pari all’11,34 % presentavano sensibilizzazioni con rilevanza clinica nei confronti dei coloranti aptenici.
Altri composti chimici potenzialmente causa di sensibilizzazione sono: cromo (mordente e metallico colorante), nickel e cobalto (finissaggio e colorante metallico), coloranti dispersi (intermedi di tintura), formaldeide e resine formaldeidiche (finissaggio di stampa colorata), antiossidanti della gomma e acceleratori (tessuti elasticizzati), lanolina, colophone, triethanolammaina (finissaggio), profumi, componenti quaternari dell’ammonio, composti organomercuriali (antibiotici). 
I vantaggi degli ecovestiti 
E’ stata proprio la consapevolezza dei numerosi inconvenienti di natura ecologica e sanitaria a far crescere negli ultimi anni la sensibilità nei confronti dei tessuti e abiti ecologici, la cui peculiarità si basa su due semplici presupposti: l’impiego di fibre naturali provenienti da coltivazioni biologiche e l’assenza di trattamenti tossici.

Articolo tratto dal mensile Terra Nuova…

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