Tante ormai sono le persone che hanno sviluppato sensibilità ai campi elettromagnetici e che accusano malesseri. Le radiofrequenze e le linee a bassa tensione sono peraltro state definite cancerogene. L’associazione Amica si batte per leggi più severe e maggiori tutele.
L’associazione contro l’elettrosmog Amica nasce nel 2003 per fare informazione sulle malattie ambientali. “Siamo costretti a subire tutti i giorni l’esposizione a radiofrequenza delle reti di comunicazione senza fili come la telefonia mobile, i telefoni cordless, i radar di aeroporti e delle installazioni militari, le reti Wi-Fi, eccetera” dicono i promotori del gruppo. “Ci sono, poi, i rischi legati ai campi elettromagnetici a frequenza estremamente bassa, emessa da tutti gli elettrodomestici e dalle linee ad alta tensione. Sia questi ultimi che la radiofrequenza sono stati classificati dall’OMS come potenziali cancerogeni. I rischi, però, legati ai campi elettromagnetici, non sono solo i tumori, ma anche le malattie neurologiche, anomalie del ritmo sonno-veglia, dell’umore, infertilità e soprattutto rischi neuro comportamentali per i bambini e persino per i feti. Come associazione facciamo informazione sul sito
www.infoamica.it, sul canale Youtube “infoamica” e organizziamo ogni anno convegni di carattere medico-scientifico. Siamo, inoltre, impegnati a sollecitare la politica a tutelare la salute e collaboriamo con altri movimenti soprattutto con Giuseppe Teodoro del Coordinamento dei Comitati Romani contro l’Elettrosmog. Lo scorso 16 novembre abbiamo organizzato con altre associazioni europee una manifestazione a Bruxelles per richiedere un abbassamento dei limiti di legge a 0,6 volt/metro e maggiori politiche di protezione dai campi elettromagnetici. Abbiamo anche inviato una lettera a tutti i parlamentari per invitarli a non approvare un articolo del decreto sviluppo che voleva di fatto distruggere il limite di 6 volt/metro (pericolo temporaneamente scongiurato); abbiamo scritto a Trenitalia (Freccia Rossa e Argento) affinché prevedesse per ogni treno una carrozza libera da wi-fi; abbiamo inviato una lettera ai sindaci delle principali città italiane per scoraggiarli a diffondere punti Wi-Fi nel loro territorio. Purtroppo le amministrazioni pubbliche vogliono diffonderlo nelle scuole, nelle biblioteche, nei centri anziani, persino negli ospedali, sui litorali, nei parchi pubblici. Siamo convinti che il Wi-Fi rappresenti una minaccia da evitare. Basterebbe promuovere connessioni via cavo che hanno un costo iniziale maggiore, ma una sicurezza totale per la salute”.