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COP21 e clima: ecco il testo finale dell’accordo

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Presentato a Parigi il testo dell’accordo finale uscito dal summit sul clima, COP21. Contemporaneamente si è tenuta una manifestazione nella capitale francese per la giustizia climatica. Ma tanti parlano di “frode” e “vaghe promesse” (il testo dell’accordo è scaricabile dall’allegato Pdf).
E’ stato presentato l’accordo finale uscito da COP21 (scaricabile dall’allegato Pdf). Alcune associazioni plaudono, ma c’è già, tra gli esperti, chi sostiene che si tratta solo di una «frode».
Sono intercorse telefonate tra il presidente degli Usa e il cinese XI Jinping nelle ore precedenti la firma, almeno così è stato detto. A Parigi nella mattinata di sabato circa 15.000 persone hanno riempito le strade vicino all’Arco di trionfo in una dimostrazione per a continuare a lottare per la giustizia climatica.
Laurent Fabius, ministro degli esteri francese e presidente della Cop21, ha presentato dopo 13 giorni di negoziati. “Abbiamo la bozza che è giusta, ambiziosa ed equilibrata e che riflette tutte le parti. È giuridicamente vincolante”, ha detto. Accanto a Fabius c’erano il presidente Francois Hollande e il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Questo accordo – ha proseguito – aiuterà gli stati insulari a tutelarsi davanti all’avanzare dei mari che minacciano le loro coste; darà mezzi finanziari all’Africa, sosterrà l’America Latina nella protezione delle sue foreste e appoggerà i produttori di petrolio nella diversificazione della loro produzione energetica. Questo testo sarà al servizio delle grandi cause: sicurezza alimentare, lotta alla povertà, diritti essenziali e alla fine dei conti, la pace. Siamo arrivati alla fine di un percorso ma anche all’inizio di un altro. Il mondo trattiene il fiato e conta su tutti noi».
«L’obiettivo di lungo termine è l’impegno alla stabilizzazione dell’incremento delle temperature medie globali ben al di sotto i 2 gradi, ma sforzandosi di rimanere entro i +1,5 gradi alla fine del secolo – ha commentato Italian Climate Network – Ma ciò che è ancor più importante, è la definizione di un percorso chiaro di riduzione delle emissioni attraverso una revisione degli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra ogni 5 anni».
“È un accordo bilanciato e positivo, che giunge dopo anni di negoziati. La strada che abbiamo davanti è segnata: verso emissioni nette zero. E’ il segnale che la trasformazione energetica è ormai in atto e inarrestabile. Toccherà a noi controllare e stimolare gli Stati affinché attuino le loro promesse nei tempi previsti e aumentino i loro impegni per la riduzione delle emissioni di gas serra nei prossimi anni” ha dichiarato Veronica Caciagli, presidente di Italian Climate Network.
Sono inoltre previste misure per l’adattamento con lo scopo di aumentare la capacità adattativa, aumentare la resilienza e ridurre la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, anche a livello regionale, sub-regionale e locale.
«Riguardo agli aspetti finanziari, è prevista la mobilitazione di un minimo di 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi Industrializzati dovranno mobilitare verso i paesi in via di sviluppo e l’implementazione del meccanismo di compensazione “loss and damage” per i Paesi più vulnerabili, con impegni non ancora sufficientemente stringenti, ma che costituiscono un buon inizio».
“Siamo soddisfatti del reinserimento nel preambolo dell’Accordo della nostra proposta relativa all’equità intergenerazionale – ha dichiarato Federico Brocchieri, coordinatore progetti di Italian Climate Network – viene quindi riaffermato un principio presentato nella Convenzione di Rio del 1992 e che fornisce la linea guida per lo sviluppo delle politiche climatiche dei prossimi anni dando un chiaro riferimento di quali siano i nostri interlocutori: le generazioni future. Generazioni future che sono al centro dell’Accordo di Parigi anche grazie all’esplicito inserimento di un articolo dedicato alla centralità del tema dell’educazione, elemento chiave per una attuazione piena ed efficace delle politiche climatiche”, conclude Federico Brocchieri.
“Tocca a noi, dal basso, colmare il divario e spingere i Governi locali affinché attuino celermente e in modo efficace le politiche dichiarate negli INDCs dando una chiara visione sugli investimenti del futuro: economia circolare, efficienza energetica, energie rinnovabili, politiche di adattamento e disinvestimento dalle fonti fossili” afferma il vice presidente di Italian Climate Network, Federico Antognazza.
Italian Climate Network lancia quindi un appello ai cittadini, alle associazioni, ai sindacati, agli amministratori e a tutte le forze politiche per rilanciare da subito in Italia le azioni per colmare il «gap che l’Accordo di Parigi ci ha consegnato».
«Sono tre i punti fondamentali che possono contribuire ad attuare in Italia il nuovo accordo di Parigi:
ADATTAMENTO: Troppo spesso si confonde il tema dell’adattamento con la gestione e la riduzione del rischio idrogeologico. E’ quindi necessario che il Governo attivi una serie di azioni efficaci per una reale pianificazione e attuazione di azioni di adattamento a livello nazionale, regione e locale usufruendo anche della disponibilità dei fondi europei allocati per queste attività;
RIDUZIONE DELLE EMISSIONI: adesso che abbiamo l’ulteriore conferma che il percorso di sviluppo globale è avviato verso emissioni zero, abbiamo bisogno di programmare anche il futuro dell’Italia a emissioni zero; questo per poter cogliere le opportunità collegate agli investimenti legati alla transizione energetica ed economica;
DISINVESTIMENTO: chiediamo alle istituzioni pubbliche e private di smettere di finanziare la produzione di energia da fonti fossili e di cominciare invece ad investire in maniera programmatica in rinnovabili, efficienza energetica e per un’economia circolare».
A sostenere invece come l’accordo sia soltanto una «frode» è James Hansen, ex scienziato della Nasa e padre dell’allerta clima. «Sono solo parole e promesse, non c’è alcuna azione concreta» ha detto al Guardian.
Estremamente critica anche la scrittrice e attivista Naomi Klein: “L’accordo non è sufficiente a tenerci al sicuro, anzi, sarà straordinariamente pericoloso. I paesi ricchi hanno fissato obiettivi inadeguati, che potrebbero far salire le temperature globali di 3 o 4 gradi Celsius, ossia molto di più della soglia di 2°C, che secondo gli scienziati causerebbe vere catastrofi climatiche. L’accordo passa come uno schiacciasassi su cruciali linee rosse fissate dalla scienza, dalla giustizia e dalla legalità”.

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