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Il Libro di Pietro: Scuola e Fascismo

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Massimo Bani legge per Nova Radio un passo tratto da ” Il libro di Pietro” pubblicato da Terra Nuova Edizioni. Una lettura dal capitolo III: Il fascismo e la guerra.
Attraverso gli occhi e i racconti del contadino Pietro, questo libro ci accompagna nella storia del mondo rurale del secolo scorso: una realtà fatta di duro lavoro, simile a quella vissuta nel Medioevo.
Laborioso, pragmatico e con un forte senso dell’umorismo, Pietro è un tipico contadino toscano. Ha lavorato la terra con aratro e zappa fin da ragazzo. Nato, come lo esprime lui, “nel Medio Evo”, ha visto il mondo che conosceva ed amava diventare storia passata.
Ma la vita non era solo fatica, i contadini sapevano anche divertirsi. La musica, la poesia e la narrazione di storielle animavano le loro serate “a veglia” intorno al fuoco, condite di un’ironia mordente. Come dice Pietro, “i Toscani fanno battute perfino sul letto di morte!”.
Lui stesso suonava la tromba, scriveva poesie in ottava rima e diventò famoso localmente per i suoi racconti di contadini, cavalieri e briganti. Anche le cerimonie tradizionali della Chiesa offrivano un diversivo importante. Senza essere un cattolico convinto, Pietro ricorda tali avvenimenti con entusiasmo, anche se diventò comunista dopo la guerra (“Cantavamo «Bandiera Rossa» ma facevamo battezzare i nostri figli, che male c’è?”).

 

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