Con l’inizio del mese di settembre è entrato in vigore il Quinto Conto Energia, che disciplina gli incentivi alle energie rinnovabili in Italia nei prossimi due anni. Scopriamolo insieme…
La nuova normativa segna un’inversione di tendenza rispetto al precedente Quarto Conto Energia che avrebbe dovuto essere operativo fino al 2016, con un’inevitabile incertezza nel mercato energetico. Grazie alla mediazione delle associazioni di categoria il Quinto Conto Energia prevede l’innalzamento delle soglie di accesso ai registri, che passa così dai 12 ai 20 KW, pur con una tariffa incentivante decurtata del 20%. Vengono esentati invece dall’obbligo gli impianti a concentrazione, quelli innovativi e quelli realizzati da Amministrazioni pubbliche.
La principale novità del Quinto Conto Energia è la soppressione del contributo «scambio sul posto» per l’energia eccedente, sostituita da una tariffa omnicomprensiva per l’energia immessa in rete, che va a premiare principalmente l’autoconsumo e può bloccare la produzione su larga scala.
Nel Quingo Conto Energia sono confermate le deroghe per gli impianti realizzati su edifici pubblici e sulle aree delle amministrazioni pubbliche, a cui si applicheranno ancora le tariffe del Quarto Conto Energia fino al 31 dicembre 2012.
Anche se si tratta di un duro colpo alle prospettive di crescita delle rinnovabili, la produzione di energia elettrica pulita continuerà ad essere un investimento sensato per tutte le famiglie italiane e i vari soggetti economici.
Il dato di fatto che bisogna rilevare è che le fonti fossili in Italia vengono ancora privilegiate rispetto alle rinnovabili. E così, malgrado tutte le nostre enormi potenzialità, nella classifica europea sulla percentuale di energie pulite sull’intera energia prodotta siamo al di sotto della media.
Secondo i dati resi noti a giugno da Eurostat, al vertice della classifica ci sono i Paesi Scandinavi, con la Norvegia al 61,1% e la Svezia al 47,9%. Seguono la Lettonia col 32,6%, la Finlandia (32,2%), l’Austria (30,1%) e il Portogallo (24,6%). In Italia, che ha come obiettivo per il 2020 il 17%, la quota di rinnovabili è stata nel 2010 del 10,1%, sotto la media europea del 12,4%.
Evidentemente bisogna ancora rimboccarsi le maniche, anche se le leggi a volte sembrano giocare contro.