Per riposare bene la notte bisogna scegliere materiali naturali, caldi e traspiranti. Dal classico piumone alle alternative naturali senza crudeltà: cosa scegliere?
Per i nostri nonni sarebbe stato inconcepibile. Ma le associazioni di consumatori di mezza Europa ci dicono che un piumone dopo circa 8-10 anni ha fatto il suo tempo e può essere buttato. Forse potremmo cercare di rigenerarlo, conservarlo con cura, e osservare come si comporta. Ci provoca pruriti e allergie, non ci restituisce più quell’amabile caldo avvolgente? Riscaldarsi e proteggersi dal freddo, oltre che una necessità, nelle notti d’inverno diventa proprio una bella sensazione in cui crogiolarsi.
Per chi fa un nuovo acquisto rimane da capire quale sia la scelta migliore per dormire sonni tranquilli e mettere a posto anche la coscienza. Molti dei nostri lettori rifiutano a priori l’idea di utilizzare piumini d’oca e scelgono il sintetico, altri parteggiano per i tessuti naturali e cercano il benessere assoluto. Abbiamo voluto indagare meglio sull’argomento e fornire alcuni strumenti che possano orientarci nell’acquisto.
Leggeri come piume?
Una volta ci si copriva con pesanti coperte di lana, poi da qualche anno si sono imposti i piumoni, più leggeri, caldi e avvolgenti. Circa il 60% dei piumoni venduti in Italia oggi sono imbottiti di piume naturali e peluria di oche e anatre, quello che resta è invece perlopiù rappresentato dai materiali sintetici. Purtroppo dietro il candore e la morbidezza della piuma si nascondono pratiche di crudeltà, incentivate dalla produzione di massa. Le piume provengono generalmente da oche e anatre allevate in paesi freddi come Polonia, Ungheria, Canada o Siberia, dove i volatili hanno bisogno di produrre un piumaggio più folto e voluminoso per ripararsi dal freddo. Gli allevamenti però si stanno diffondendo soprattutto in Cina, dove tutte le normative sul trattamento degli animali sono ancora più blande. Forse un tempo gli umani raccoglievano le piume che gli uccelli perdevano nei periodi di muta per farsi guanciali e coperte, ma oggi le cose funzionano in modo diverso. I poveri volatili, che in realtà sono chiusi in gabbie strettissime e sono impossibilitati a volare, in molti casi vengono letteralmente spennati vivi, provocando atroce sofferenza e lacerazioni. Iniziano a subire questa tortura, senza anestesie, a due mesi di vita. Una volta privati del loro «vestito» naturale rimangono al freddo nei capannoni di grandi allevamenti, e vengono sottoposti a questa operazione non appena si ripresenta il manto nuovo. Questo si ripete mediamente quattro volte nel triste arco di vita dell’animale, finché il piumaggio non sarà degradato e le povere bestie saranno consegnate al macello, per ricavarne la carne. In Europa la Convenzione sulla protezione degli animali negli allevamenti stabilisce il divieto di spennare oche vive addirittura dal dicembre 1999, ma purtroppo la legislazione non prevede degli obblighi precisi. Solo in Svizzera è illegale la produzione di piuma d’oca e si è diffusa una maggiore attenzione tra i consumatori.
Alle rimostranze animaliste l’associazione Edfa, che raggruppa le aziende operanti nell’Ue nel settore della piuma e del piumino, risponde che il 98% del piumaggio da imbottitura proviene come sottoprodotto dell’industria di macellazione di oche e anatre per l’alimentazione umana. Secondo l’Edfa, la raccolta viene effettuata durante i periodi di muta naturale degli animali, allevati appositamente allo scopo e per la riproduzione. Ma non esistono precisi vincoli e controlli rigorosi in materia in grado di rassicurarci. Alcune aziende nel frattempo dichiarano di rinunciare a imbottiture ricavate sotto tortura con certificazioni volontarie, come la Downright down-animal and eco care dell’austriaca Kaufmann, che prevede la spiumatura delle oche solo ad animale morto. Nel 2010 la Commissione europea ha richiesto all’Efsa, l’autorità europea sulla sicurezza alimentare, di valutare il benessere delle oche spiumate in vita per la produzione di piumini. Gli esperti dell’Efsa raccomandano che le piume vengano raccolte solo durante l’apposita fase di muta, in cui tale pratica potrebbe essere effettuata senza causare dolore, sofferenza o lesioni agli uccelli. Si propone di utilizzare non lo spiumaggio, ma adeguate tecniche di spazzolatura e pettinatura e che sia posto in atto un sistema di controllo efficace, controllando la presenza di lacerazioni della pelle o eventuali tracce di sangue o di tessuti sulle piume. E noi cosa possiamo fare? Tanto per cominciare possiamo cercare di evitare di comprare piumini realizzati in Cina o altri paesi lontani. Le associazioni animaliste tuttavia ci ricordano che ci si può riscaldare ugualmente senza mietere vittime; le alternative ci sono.
Piumino o sintetico?
Una buona coperta deve fare essenzialmente due cose: garantire una buona tenuta termica e riuscire a tirar fuori l’umidità, per scaldare senza farci sudare troppo. Dovrebbe riuscire ad assorbire l’umidità in eccesso rimanendo asciutta, perché una persona adulta butta fuori fino a mezzo litro di sudore ogni notte, trasferendolo a lenzuola, materassi e cuscini. Il piumino riesce a fare molto bene questo lavoro grazie alla struttura delle piume e dei fiocchi di piumino, che compongono delle vere e proprie «celle d’aria» con effetto isolante e coibente. Ci sono buoni e cattivi piumini, a cominciare non solo dalla qualità della materia prima, ma dalla robustezza delle cuciture e dei materiali della fodera. Alcuni si possono lavare in lavatrice, con certe accortezze, altri no. Con l’uso e con la frequenza dei lavaggi, le piume comunque si danneggiano e si sfibrano, producendo dei frammenti. Alla lunga, dunque, si riducono il volume e la capacità di termoregolazione dell’imbottitura. I materiali sintetici, come la microfibra di poliestere, vengono preferiti dalle persone allergiche agli acari, ma bisogna ammettere che sono meno efficaci nel catturare l’umidità corporea e restituirla all’esterno. Per questi materiali, che ricordiamo sono derivati dal petrolio, il vantaggio principale è rappresentato dal prezzo ridotto e dalla versatilità d’uso: tutte le trapunte sintetiche si lavano bene in lavatrice, fanno caldo e aderiscono perfettamente alla sagoma del corpo. La rivista tedesca Öko-Test ha svolto delle prove di laboratorio, dalle quali è emerso che alcune imbottiture sintetiche si mostrano ancora zeppe di sostanze inquinanti. Vi si ritrovano alcuni antibatterici, impiegati con lo scopo di migliorare igienicamente il prodotto, ma che finiscono col disturbare i nostri sonni tranquilli. Una di queste sostanze è la permetrina, una sostanza antiparassitaria e insetticida, tossica per il sistema nervoso. L’altro è il triclosan, largamente impiegato anche in detergenti per la casa, che può scatenare allergie e aumentare la resistenza dei batteri agli antibiotici. In tutti i capi testati da Öko-Test sono state rinvenute tracce di antimonio, un semimetallo impiegato nel finissaggio dei tessuti, che a dosi elevate può avvelenare l’organismo. Per tutte le tipologie di prodotto possono venirci incontro le certificazioni, come Gots per l’impiego di tessuti bio e la successiva lavorazione ecologica, e la certificazione Oeko-Tex Standard 100.
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova di gennaio 2013. Per la versione completa cliccare
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