Dai mattoni agli isolanti, dall’arredo all’uso delle finiture a parete che rendono i muri più caldi e traspiranti: la canapa oggi trova larghe applicazioni in bioedilizia e dà una valida spinta a numerosi progetti di economia a filiera corta.
La versatilità della canapa è conosciuta da tempo immemorabile e le tecnologie odierne riescono a esaltarne le qualità e a moltiplicarne gli impieghi. Ma è giusto porsi una domanda: perché dovremmo utilizzare la canapa anche in edilizia? Le sue qualità sono arcinote, ma vale sempre la pena ricordarle. La canapa è resistente agli attacchi delle muffe, protegge contro l’infestazione di insetti e microbi, assorbe CO2. È altamente traspirante, ha un buon isolamento termo-acustico e, non da ultimo, è completamente ecologica e coltivabile su scala locale senza l’utilizzo di concimi e diserbanti. Dal fiore e dal fusto di questa pianta dimenticata da secoli si ricavano intonaci, fibre isolanti, vernici, cere, oli e persino mattoni con cui si possono costruire intere palazzine a più piani. Controindicazioni non ce ne sono. I materiali sintetici costeranno un po’ meno, ma non potranno mai eguagliare le caratteristiche di quelli ricavati da questa pianta, che durano nel tempo, sono biodegradabili, non rilasciano sostanze tossiche, aiutano a mantenere gli ambienti salubri e l’aria pulita. L’esperienza personale a volte conta più di tanti discorsi, quindi vi racconto la mia. Negli ultimi anni si parla così tanto di canapa, che ho voluto provarla di persona. No, non arrotolandola insieme al tabacco, ma stendendola sui muri di casa. Proprio così: con le fibre ricavate dal fusto, opportunamente sminuzzate e mescolate a leganti naturali come l’olio di lino o la calce, si ottengono dei preparati da applicare come finitura delle pareti interne, andando a formare un rivestimento decorativo di colore dorato. Dovendo ristrutturare casa, ho coinvolto alcuni conoscenti in un corso gratuito guidato da un esperto artigiano. Dopo aver applicato un primo strato di intonachino, con l’uso della spatola abbiamo steso un ulteriore prodotto a base di canapa, ancora più cremoso, con il quale siamo riusciti creare un effetto caldo e setoso su dei vecchi muri di pietra intonacati a cemento. Per alcuni giorni la mia abitazione si è trasformata in un cantiere aperto, che ha attratto molte persone desiderose di toccare con mano e imparare questa tecnica così semplice da impiegare. Il risultato è stato più che soddisfacente. Non certo per la mia maestria, né tanto meno per le temute proprietà psicotrope della canapa, ma tutte le persone che ci hanno fatto visita anche nei mesi successivi, hanno reagito alla stessa maniera, manifestando una sensazione di benessere. Mi è tornata allora alla mente quella scritta che campeggia a Bologna sulle volte di via Indipendenza, sotto la Torre Scappi: «Panis vita, canabis protectio, vinum laetitia», ovvero il pane è vita, la canapa è protezione, il vino è allegria. E ho iniziato a comprenderne il senso. Effettivamente la canapa dà protezione dal caldo, dal freddo, dall’umidità, dalle muffe e anche da quel senso di disagio che creano i materiali sintetici, e che gli antichi a quel tempo non avevano certo previsto. Oltre alle funzioni igrometriche, termiche e antimuffa, esiste un valore legato alle sensazioni personali che non bisogna mai sottovalutare, e che i tecnici non potranno mai misurare.
Dal mattone ai pannelli di canapa
Non dobbiamo pensare che la canapa serva solo per funzioni isolanti o decorative. Da questa pianta si possono ricavare davvero quasi tutti i materiali che servono per costruire una casa. Se si ha la possibilità di costruirsi da zero un’abitazione si può valutare il suo impiego per tutte le fasi, dalla struttura portante all’arredo. A Bisceglie (Bt) sta sorgendo il complesso residenziale in canapa e calce più grande d’Europa, Case di Luce, realizzato dalla Pedone Working: 61 alloggi in classe A+ realizzati con l’applicazione di un nuovo
sistema costruttivo denominato muratura vegetale. Oltre mille visitatori tra tecnici, imprese e privati, dal 22 al 25 maggio di quest’anno hanno voluto sperimentare di persona il comfort abitativo di questi appartamenti, già realizzati con le logiche della normativa europea 2020, energeticamente autosufficienti, ad altissimo benessere abitativo e costruiti con materiali naturali. Il materiale di base, brevettato dall’azienda Equilibrium, si chiama Natural Beton e ha un’impronta di carbonio negativa. Per ogni metro cubo, questi mattoni in calce e canapulo (la parte lignea contenuta nel fusto) catturano 60 kg di CO2 dall’atmosfera, oltre a garantire isolamento dal freddo d’inverno e dal caldo d’estate, grazie all’ottimo rapporto tra massa e conducibilità termica. Funzionano inoltre come veri e propri deumidificatori: assorbono e rilasciano vapore mantenendo costante l’umidità, come spiegheremo più avanti. In Italia intanto si sono fatte avanti altre aziende. Una di queste è la Banca della Calce, che insieme ad altre due realtà produttive ha dato vita al progetto Calcecanapa, scegliendo di abbinare al canapulo di qualità un tipo di calce naturale e reperibile in loco, con il vantaggio ulteriore di costruire una filiera locale. Ne escono intonaci, cappotti, pitture, isolanti e altri prodotti per l’edilizia che in Italia possiamo riuscire a ottimizzare, soprattutto grazie alla conoscenza secolare nell’uso della calce naturale negli edifici storici, anche nel restauro e nella bioedilizia. Come spiegano in azienda, in altri paesi si utilizzano mescolanze di canapulo con calce in polvere, che compromettono la qualità della materia prima. Il grassello di calce utilizzato da loro proviene proprio da Piasco (Cn), a meno di 50 chilometri dall’impianto di prima trasformazione della canapa di Carmagnola (To), che fa capo a Assocanapa. Da alcuni anni in Italia si producono anche pannelli isolanti in fibra di canapa, naturali e riciclabili, utilizzati soprattutto nella realizzazione di intercapedini di pareti con struttura in legno o muratura e con densità diverse nelle coperture o in pareti divisorie interne, come anche controsoffitti e sottopavimenti per l’abbattimento del rumore di calpestio.
Articolo tratto dal mensile Terra Nuova di settembre 2014. Per la versione integrale cliccare
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