I tessuti impregnati di sostanze chimiche fanno male a chi li produce, a chi li indossa e all’ambiente.
Un nuovo test effettuato da Greenpeace ha dimostrato che se si acquistano capi d’importazione, almeno il 94% dei nonilfenoli etossilati (NPE), a cui erano risultati positivi molti prodotti appartenenti a note marche sportive, dopo il primo lavaggio finisce nelle acque di scarico, andando a inquinare le falde con un composto altamente nocivo: il nonilfenolo (NP). In Europa l’utilizzo di questa sostanza è proibito o fortemente limitato, ma nei paesi di produzione, soprattutto asiatici, non esistono regole capaci di arginarne l’uso. E visto che anche il tanto conclamato made in Italy si avvale della produzione asiatica, le leggi continuano a ignorare i diritti dei consumatori… e dell’ambiente!
L’associazione ambientalista ha sottoposto al test 14 capi tessili provenienti da 11 paesi diversi, etichettati con marchi ben noti come Abercrombie & Fitch, Ralph Lauren e Calvin Klein. Il risultato è piuttosto inquietante: in quasi la metà dei campioni, infatti, oltre l’80% di nonilfenoli etossilati presenti nel tessuto appena acquistato sono fuoriusciti dopo un solo lavaggio. Dall’esito si deduce che è sempre meglio procedere al lavaggio del capo prima di indossarlo. Tuttavia anche successivamente non si possono escludere cessioni di sostanze nocive a contatto con la pelle.
Purtroppo l’Ue non ha fissato delle regole stringenti sulla presenza di nonilfenoli etossilati nei capi d’importazione. Alcune marche come H&M, Adidas, Puma e Nike hanno introdotto una soglia massima di 100 mg per chilogrammo. Ma gli esperti credono che si tratti di una quota comunque troppo elevata.
Secondo i calcoli di Greenpeace realizzati per l’Austria, ogni anno finiscono negli scarichi più di 13,8 tonnellate di NPE. L’associazione aveva già evidenziato come la produzione tessile abbia provocato l’inquinamento degli acquedotti in Cina. Alcune ditte produttrici hanno dichiarato di voler escludere l’uso di sostanze nocive dalla produzione entro il 2020. Greenpeace ha sollecitato nuovamente le aziende del settore ad accogliere la sfida «Detox».
Nonostante le ripetute sollecitazioni rimane ferma l’italiana Kappa, del gruppo BasicNet, proprietaria anche dei marchi Superga e K-way. Nei suoi prodotti sono stati ritrovati nonilfenoli etossilati, ma «la compagnia non sembra ancora aver compreso l’importanza di andare oltre le leggi in vigore, ripulendo dai veleni la sua filiera produttiva».