Attualità
Assange: petizione per chiedere la grazia
Il movimento Free Assange, attivo anche in Italia, ha promosso una petizione per chiedere al presidente degli Stati Uniti di concedere la grazia al giornalista Julian Assange.
Il movimento Free Assange, attivo anche in Italia, ha promosso una petizione per chiedere al presidente degli Stati Uniti di concedere la grazia al giornalista Julian Assange.
Simbolo di libertà e del viaggio con zaino e sacco a pelo, l’Interrail compie 50 anni e mantiene ancora il suo fascino.
Cinquantuno docenti e intellettuali stranieri hanno sottoscritto una lettera aperta in cui esprimono grande preoccupazione per la libertà accademica in Italia e dichiarano: «Reputiamo ingiusta e illegittima la discriminazione sociale introdotta con il green pass che limita molte delle libertà umane fondamentali».
Nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Firenze, il “Coordinamento Dignità, Libertà e Diritto al Lavoro” dell’ateneo, già firmatario della lettera ai rettori degli Atenei toscani che chiedeva la disapplicazione del DL 1/2022, diffonde una lettera aperta definendo le sospensioni dal lavoro per mancanza di super green pass una lesione dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione provvedimenti e affermando che i «provvedimenti governativi mostrano in modo palese la loro natura vessatoria».
Arriva dall’associazione Attac un durissimo attacco alla gestione della pandemia e del post-pandemia in Italia: «I confini tra democrazia e autoritarismo sono incerti, in una logica sempre alimentata da rinnovati e successivi allarmi emergenziali che rimuovono la “normalità democratica”».
Si leva anche la voce di Amnesty International Italia a stigmatizzare le decisioni restrittive e gli obblighi imposti dal governo italiano relativamente ai vaccini covid. Dura critica nei confronti degli obblighi vaccinali e del green pass rafforzato.
Restrizioni ormai pesantissime, obblighi e impossibilità per milioni di persone di andare al lavoro senza super green pass. È la situazione che si è configurata dopo l’ennesimo decreto del governo. Non mancano le voci critiche: eccone alcune.
Da più parti e da più gruppi si sono levate voci critiche di giuristi e sanitari nei confronti dell’obbligo della certificazione Covid per l’accesso a luoghi e servizi (entrata in vigore dal 6 agosto) e di gruppi, comitati e alcuni sindacati per l’obbligo introdotto per il personale scolastico e i trasporti. Le obiezioni riguardano la compressione di libertà e diritti fondamentali. Vediamo le motivazioni.
In questi giorni alcuni medici sono in attesa del verdetto di conferma o rigetto della loro radiazione in seguito a opinioni critiche espresse sull’obbligo vaccinale e le modalità di somministrazione dei vaccini. La Rete Sostenibilità e Salute interviene esortando a rigettare lo strumento della censura e chiedendo che si garantisca il libero e aperto confronto scientifico.
I promotori sono il consigliere regionale del Lazio Davide Barillari, l’ex parlamentare Ivan Catalano e l’attuale deputata Sara Cunial; appena hanno resa pubblica sul nuovo sito la possibilità di entrare a far parte della Rete sono arrivate migliaia di adesioni. Alla rete, «che raccoglierà coloro che Resistono, Reagiscono e si Reinventano», come spiegano i promotori, è stato dato il nome di #R2020.
«Il 5 luglio 2018 il Parlamento europeo in seduta plenaria deciderà se accelerare l’approvazione della direttiva sul copyright. Tale direttiva, se promulgata, limiterà significativamente la libertà di Internet». Inizia così la nota stampa pubblicata da Wikipedia Italia sulla home page, per motivare la scelta di auto-oscurarsi.
Radio Onda d’Urto, emittente nota per essere una voce indipendente e di grande autonomia nel panorama dell’informazione, rischia di chiudere e ha bisogno dell’aiuto di chi crede nella necessità di preservare il pluralismo.
«I poveri? Come dice Seneca, sono quelli che hanno bisogno di molto. Ma, badate, io non faccio un’apologia della povertà, io faccio un’apologia della libertà». Ed è la sobrietà la chiave per essere liberi. Così Pepe Mujica, il “presidente povero”, alla guida dell’Uruguay fino al 2015, in Italia per presentare il libro di cui è protagonista, “Una pecora nera al potere”.