Ambiente
Trivelle sul Delta del Po: il Tar dà ragione agli ambientalisti
Il Tar ha deciso che le trivellazioni previste con il Progetto Teodorico sul Delta del Po vanno bloccate; ha accolto il ricorso degli ambientalisti.
Il Tar ha deciso che le trivellazioni previste con il Progetto Teodorico sul Delta del Po vanno bloccate; ha accolto il ricorso degli ambientalisti.
Vittoria della comunità aborigena dei Munupi sul gruppo Santos, il colosso australiano del gas e petrolio: la Corte federale d’Australia ha ordinato lo stop a un maxi progetto di trivellazione nel Mare di Timor, al largo del Territorio del Nord.
Ventiquattro Comuni italiani, di cinque Regioni, hanno presentato ricorso al Tar contro il Pitesai – Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che individua le zone “ove è consentito lo svolgimento di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale”.
Un ampio fronte di associazioni e comitati ha sottoscritto un appello agli enti territorili e locali siciliani per chiedere che impugnino il Pitesai: «Non è accettabile che si affermi che l’intera superficie regionale e una ampia area marina dal Tirreno meridionale all’estremo lembo sud del Canale di Sicilia, sarebbero idonee per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi».
«Nell’affrontare il caro bollette ancora una volta il Governo sta sbagliando strada e soluzioni da adottare». Greenpeace, Legambiente e WWF tornano a ribadire che «il Paese non ha bisogno di soluzioni tampone, scellerate e insensate: non serve raddoppiare la produzione del gas e avviare nuove trivellazioni a terra e a mare».
Dura critica di Greenpeace al Pitesai, la mappa delle “zone idonee” per trivellare pubblicato dal Ministro per la Transizione Ecologica: «È una finzione ecologica, il ministero va fuori strada» dice l’associazione.
La Campagna “Per il clima, fuori dal fossile” lancia un appello alla mobilitazione e analizza passo per passo le decisioni che hanno fatto del 2021 l’anno della conferma della mancanza di volontà di uscire dalla prospettiva delle fonti fossili, in particolar modo dal gas. Il 26 gennaio assemblea nazionale «per lanciare proposte di lotta comune».
Giovanni Stinco sull’inserto “L’extraterrestre” del quotidiano Il Manifesto propone un’analisi di ciò che ci si può attendere con il Pitesai, il documento sulla politica estrattiva italiana che dovrebbe essere pubblicato entro fine settembre. E il titolo introduce già le preoccupazioni: “Gas e petrolio, piano energetico a trazione fossile”.
Condividiamo con i nostri lettori un articolo di Simone Valeri comparso su L’Indipendente Online perché riteniamo sia di grande interesse per sollecitare una riflessione su un argomento attuale e importante, purtroppo messo in ombra dal costante allarme Covid.
«Bene alcune modifiche su Valutazione di Impatto Ambientale (con un errore clamoroso), usi civici e bonifiche richieste. Molto male le nuove norme che azzerano il dibattito pubblico sulle grandi opere per tre anni, trasformano il TAR in un “correttore di bozze” nei ricorsi sulla V.I.A. e regalano risorse a petrolieri e affini alla faccia del clima»: questa in sintesi la posizione di 170 associazioni che in Italia si occupano di ambiente.
A nulla sono valse le proteste di ambientalisti e animalisti: il governo del Congo ha dato l’ok alle esplorazioni petrolifere nei parchi dei gorilla, il Virunga e il Salonga. Indignazione da parte di animalisti e ambientalisti: «Si distruggono patrimoni unici».
Si è costituito ed è attivo il coordinamento “No Trig” in Lazio, l’insieme dei movimenti e dei gruppi che si oppongono alla diffusione delle trivelle della geotermia per «il grave impatto sull’ambiente e la salute della popolazione» spiegano.
Il governo della Nuova Zelanda, guidato dall’ottobre scorso dalla premier laburista Jacinda Ardern, ha deciso di vietare ogni nuova attività di prospezione offshore per gli idrocarburi. Lo rende noto Greenpeace, secondo cui “si tratta di una vittoria storica per la protezione dei mari e del clima, che arriva dopo sette anni di crescente opposizione dell’opinione pubblica”.
Sono oltre 140 le associazioni e i comitati che hanno firmato l’appello promosso dal coordinamento nazionale NoTriv per chiedere che venga reintrodotto il soppresso Piano Aree, che consentirebbe di individuare le aree d’Italia dove escludere le attività petrolifere. Anche Terra Nuova ha aderito.