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Bimba esclusa dalla mensa: universitaria le paga la retta

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Una bambina non può mangiare alla mensa della scuola perchè i genitori non possono permettersi di pagare i 90 euro necessari. Allora si fa avanti Gloria, una studentessa universitaria: “Pago io per lei ma questo paese deve vergognarsi”.
“Pago io la mensa a quella bambina”. Un gesto che diventa grande perchè a correre in aiuto di una piccola allieva di una scuola elementare di Vigevano (frequenta la seconda classe) è addirittura una studentessa fuori sede, alle prese con quelle spese che diventano spesso insostenibili per quegli studenti che studiano lontano da casa.  La notizia è di pochi giorni fa. A lanciare la storia della piccola bimba in difficoltà è stato il giornale Provincia Pavese che racconta di una piccola sottopeso perchè a pranzo non può mangiare con gli altri compagni. E che da qualche settimana non riesce più a mangiare il solito panino che la mamma ogni giorno, da sei mesi, le mette nello zaino insieme a una bottiglietta d’acqua. Difficoltà economiche: in casa lavora solo il padre, ma non sempre e quell’unico stipendio basta giusto a pagare l’affitto, le utenze e le rette d’iscrizione all’asilo ma non la mensa. La mamma si è rivolta al medico: l’esito della visita è stato un certificato medico sul quale è scritto a chiare lettere che la piccola deve mangiare pasti regolari, a pranzo e a cena. Ed è a questo punto che entra in gioco Gloria Spezziga di Valledoria, provincia di Sassari, ma studentessa universitaria a Pavia. Legge la notizia sulla Provincia e si offre per pagare i 90 euro necessari per far mangiare la piccola. Avrebbe voluto rimanere anonima, ma la notizia non ha tardato a circolare. “Ma non sapevo come fare per raggiungere la famiglia della piccola e poi ero troppo amareggiata dopo aver letto la storia- dichiarazioni riportate da La Nuova Sardegna- per cercare soluzioni. Così, ho telefonato al giornale, chiedendo come prima garanzia l’anonimato. Poi ho spiegato il motivo della telefonata. Sono stata l’unica a farmi avanti, mi è stato detto”, e per questo è stata anche più volte intervistata. Gloria Spezziga è iscritta all’ultimo anno di Giurisprudenza, figlia di una famiglia della medio borghesia del centro costiero nella Valle del Coghinas. “Non navighiamo nell’oro- ha spiegato- I miei fanno sacrifici per farmi studiare qui a Pavia, ma non credo che possano cambiarci la vita 90 euro al mese in più di spese. Vorrù dire che rinuncerò a una parte della mia paghetta, ma non potevo fare altrimenti. Leggere la storia della bambina mi ha fatto male, ma mi ha fatto ancora più male scoprire che nessun’altro si era offerto di aiutarla”.  Addirittura la sua iniziativa ha scatenato polemiche: “Quando l’ignoranza parla, l’intelligenza tace, ma stavolta no, non sto zitta. Sono una studentessa universitaria, non sono figlia di un politico, ma di un piccolo imprenditore edile sardo: se solo sapeste in quali condizioni è ridotta l’edilizia in Sardegna, abbassereste la testa e chiedereste scusa- ha ribadito- Dovreste aprire la mente, farlo per voi stessi, per il paese in cui vivete, per la patria di cui tanto parlate. La mia richiesta di anonimato era stata rispettata, ma ora ho deciso di presentarmi perchè non ho niente da nascondere, perchè porto avanti valori sani e onesti e porterò avanti questa battaglia perchè voglio che nel prossimo anno scolastico la bambina, e tante altre come lei, abbiamo i pasti garantiti a scuola”.  E ancora: “Non voglio essere presa come un’eroina dei nostri tempi- ha sottolineato- Solo che non pensavo che potessero succedere episodi del genere. Ma come si fa a dividere i compagni di scuola all’ora di pranzo mandando quelli che pagano in sala mensa e gli altri in un angolino a mangiare quel che si sono portati da casa? Ma soprattutto è assurdo che nessuno sia intervenuto per segnalare il deperimento fisico della bambina. Si è atteso che un medico certificasse la sua quasi anoressia per affrontare il problema, ma sempre comunque senza farla mangiare alle mensa per recuperare le forze perdute. Per 90 euro. Ma in che posto siamo?”.
Fonte: Dire

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