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Biogas: non imbocchiamo la strada sbagliata

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“Tra le varie forme di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, il biogas è quella meno sostenibile dal punto di vista ambientale. E non facciamo l’errore di imitare in questo la Germania”: sono le parole del biologo Roberto Pellegrino, del Movimento Perugia Civica.
Ecco l’intervento del biologo Roberto Pellegrino del Movimento Perugia Civica.
“Tra le varie forme di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, il BIOGAS è quella meno sostenibile dal punto di vista ambientale. Il guadagno in termini di minori emissioni di CO2 è molto incerto, soprattutto se la biomassa proviene dalle cosiddette “colture energetiche”, ossia coltivazioni intensive di mais o triticale destinate non già all’alimentazione ma alla produzione di energia elettrica. Per non parlare dell’inquinamento del suolo, della ridicola efficienza energetica e del basso valore dell’indicatore EROEI (ritorno Energetico sull’Investimento Energetico) che ho già discusso in precedenti articoli. Tuttavia ho sentito più volte le motivazioni a favore del biogas addotte dal Prof. Angelo Frascarelli, intervenuto anche di recente all’assemblea pubblica di S. Egidio. Una delle motivazioni a lui più care è l’esempio virtuoso della Germania, che attualmente conta 7200 impianti a BIOGAS installati per una potenza di 2.291 MW e che impiegano 800mila ettari di terreno agricolo (il 4.7% della Superficie Agricola Utilizzata): perché l’Italia non dovrebbe fare altrettanto? Ebbene, ho messo a confronto le due nazioni tramite i dati ufficiali forniti da EUROSTAT per quanto riguarda la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sul totale prodotto: nel 2011 l’Italia, che ha “solo” 500 impianti a biogas, è al 24.6%. La Germania, nonostante i suoi attuali 7200 impianti è al 20%. Anche negli ultimi dieci anni l’Italia è quasi sempre stata in vantaggio rispetto alla Germania. Ma il dato davvero sorprendente è che i 7200 impianti a biogas forniscono solo circa il 13% del totale della produzione elettrica rinnovabile tedesca che invece proviene principalmente dall’eolico (41%), dall’idroelettrico (20%), dalle biomasse solide (16%) e un po’ anche dal fotovoltaico (meno del 10%). Al contrario, la produzione elettrica rinnovabile italiana, specialmente negli ultimi due anni, è dovuta principalmente al settore solare fotovoltaico (il paese del sole!), all’eolico e all’idroelettrico. Quindi i 7200 impianti tedeschi contribuiscono in misura minima alla produzione di energia rinnovabile. D’altra parte lo scarso irraggiamento solare costringe la Germania a puntare su altre forme di produzione rinnovabile e tra queste anche il poco efficiente biogas da colture dedicate. Noi italiani che abbiamo la fortuna di disporre di un maggiore irraggiamento solare, col fotovoltaico possiamo fare molto di più, inquinando davvero meno!”.

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