-De profundis– Gli animali dal profondo a te gridano, o Signore; / Signore, ascolta la loro voce. / Siano i tuoi orecchi attenti alla loro preghiera. –
Salve,
mi chiamo Dario Vesprini e mi occupo a vario titolo, ma pur sempre volontaristicamente (la parola non mi piace, ma qualcosa di positivo indica), di “Difesa degli Animali” e di animali, per come sono (mal)messi nella nostra leggiadra società dei consumi e di benevolente economia di mercato, vorrei per l’appunto parlare.
Particolarmente, vorrei parlare, o che si parlasse, dei Comitati Etici che stanno nascendo nell’ambito della Sperimentazione Animale come un vezzoso corollario ai laboratori e agli stabulari della VIVISEZIONE; un fenomeno poco noto ma che pare emergente in senso innovativo (sic!). Allo stesso modo vorrei parlare, o che si parlasse, del famigerato Benessere Animale negli allevamenti intensivi (alias Allevamenti Violenti di Animali), e della circostanza affatto marginale che sono state messe a punto accurate metodologie, scientifiche per carità, per misurarlo e graduarlo, magari col miraggio (commerciale) di conseguire, per quel dato prodotto aziendale di derivazione animale – un uovo, un formaggio, un salame – l’ambita Certificazione “Animal Friendly” (o simili). Per cui, altro corollario, se prima eravamo abituati a pensare che benessere e sfruttamento fossero due termini irriducibilmente antitetici, ora, fortunatamente, sappiamo che non è più così. Perché, in definitiva, tutto dipende da come definiamo il benessere degli animali negli allevamenti, compito, peraltro, scrupolosamente già assolto, come conviene ad ogni sistema sociale progredito, dalla Legge legiferante, che quel benessere impone, opportunamente normandolo e quasi sempre prorogandolo (in Italia usa così), persino nei macelli! e un altro evoluto obiettivo di civiltà è stato traguardato!!
Insomma, vorrei parlare, o che si parlasse, di certe avanguardie del Sistema di Sfruttamento Animale (SSA), il quale ha in corso una disinvolta e avveniristica operazione di auto-legittimazione: poiché, se è innegabile che la Ricerca in ogni campo impone il sacrificio di un incalcolabile numero di animali d’ogni specie per avanzare,tuttaviac’è un modo etico per farlo, che competenti e titolati soggetti, i Comitati di cui sopra, si peritano di garantire. Analogamente, se è pur vero che, oggi, solo per fare un esempio di Benessere Animale, dei maiali si sfrutta assai profittevolmente anche la cacca (per la produzione di biogas),tuttavia, ora, nei più moderni allevamenti, dotati persino di riscaldamento, i porci addirittura possono giocare a palla (da cui il detto proverbiale: “porci comodi”).
Insomma, il SSA (compresi, ovviamente, i suoi referenti politici ben installati nei palazzi che contano, a Roma come a Bruxelles, a Modena come a Bologna) si attrezza sempre di più e meglio per reagire alle insistenti accuse che gli vengono rivolte, soprattutto da quei petulanti degli animalisti, di crudeltà, barbarie e profonda immoralità, cercando di fare apparire quelle critiche pretestuose e prive d’ogni fondamento.
Ma questo, in fondo, è solo un aspetto marginale del vero problema per la Difesa degli Animali, la quale deve chiaramente avvenire anche laddove essi più soffrono. Il problema vero è la pressoché totale inaccessibilità dei luoghi del SSA (allevamenti, laboratori, ecc.) da parte della cosiddetta “società civile” (“civile” fino a che punto?) e che questo sia un rilevante problema di democrazia sostanziale vorrei provare a spiegare.
La politica (tout court, non solo quella istituzionale) è morta e l’unica speranza di rigenerazione è che cominciamo ad occuparci, un po’ tutti, di Beni Comuni. Bene Comune, evidentemente (un’evidenza che doper scontata solo per motivi di brevità), è anche il Principio del Benessere Animale, il che significa che chiunque detenga a qualsiasi titolo un animale deve curarne il benessere, perché chi non lo fa nuoce alla comunità tutta intera; la quale, quindi, per tutelare se stessa in qualcosa di fondamentale, ha il sacrosanto diritto e dovere di entrare in quei posti doveil Bene Comune “Principio del Benessere Animale” è più a rischio d’essere calpestato e dove, presentemente, di fatto lo è sistematicamente. Del resto, volersi approssimare alle vittime del SSA nei luoghi privilegiati della loro sofferenza dovrebbe essere una prospettiva costantemente nutrita, credo, da tutti coloro che si occupano di Difesa degli Animali, anche se mi rendo conto che trovare il modo, non violento, per riuscirvi è ardua impresa (ma non impossibile).
…Recentemente ho appreso che ICEA per LAV certifica che determinati cosmetici non sono testati su animali (anche se poi collabora, insieme all’Associazione Provinciale Allevatori di Modena, a meno edificanti iniziative festaiole casearie dalle mie parti). Penso che analoga formula possa essere studiata per la creazione di un Marchio, autorevole e credibile, che attesti la bontà di quei luoghi dove animali vengono allevati senza sfruttamento e nel rispetto della loro dignità, pur senza un collegato fine commerciale. E questo ritengo potrebbe essere già un modo di rispondere all’offensiva del SSA, il quale vorrebbe arrogarsi lui e lui solo la prerogativa di definire, quindi certificare, cosa è il Benessere Animale.
Per quanto riguarda, altresì, i Comitati Etici della VIVISEZIONE (un altro caso di spudorata autoreferenzialità del SSA), nell’attesa che sia data al cittadino italiano la possibilità di entrare in quei luoghi dell’orrore che sono i Centri di Sperimentazione Animale, mi domando se il Comitato Nazionale di Bioetica, visto che annovera fra i suoi membri la prof.ssa Luisella Battaglia di cui è noto l’appassionato impegno in difesa degli animali, non potrebbe, certamente dopo aver analizzato approfonditamente il suddetto fenomeno, esprimersi, criticamente, nel merito.
Insomma, se si lascia al SSA il vantaggio dell’iniziativa e libertà di manovra, la cosiddetta opinione pubblica, la quale sta molto faticosamente cominciando a capire che gli animali non sono “cose”, potrebbe facilmente convincersi che, anche se alla fine vanno sacrificati (sic!), prima, però, sono stati trattati con tutti i riguardi.
Ma i problemi, purtroppo sono anche nello scompaginato campo animalista d.o.c. e almeno ad uno, sconfortante, vorrei accennare. Quando, all’inizio del 2011 (in seguito all’aberrante Direttiva UE 2010/63 del 22 settembre 2010) ho promosso una “
Campagna Nazionale per l’Abolizione della VIVISEZIONE in Italia” (il cui evento cardine è una marcia, annuale, denominata di san Francesco –
www.marciadisanfrancesco.it), per prima cosa ne ho informato un tot. di gruppi e associazioni animaliste, pur richiedendone l’adesione o altre forme di partecipazione, come, ad esempio, la coopromozione della suddetta Campagna (unica nel nostro paese!?!). Ma, al di là dell’ovvia circostanza che è raro ottenere da subito ciò che ci si auspica, mi è dispiaciuto dover constatare l’estrema frammentarietà, per non dire divisione, dei soggetti che lottano in difesa degli animali, con grave pregiudizio alla Causa comune. Ora, lungi da me l’intenzione di criticare chicchessia, piuttosto esprimo la speranza che per quanto riguarda la VIVISEZIONE, prima o poi possa nascere un’ampia unità d’intenti e una comune e condivisa azione, politica e non violenta, di abolizione totale e radicale.
Infine, per concludere questa lunga e accorata “Lettera Movimentista per la Difesa Degli Animali”, vorrei dire due parole sul tanto decantato articolo 13 del Trattato di Lisbona, che recita quanto segue: “Nella formulazione e nell’attuazione delle politiche dell’Unione nei settori dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti, del mercato interno, della ricerca e dello sviluppo tecnologico e dello spazio, l’Unione e gli Stati membri tengono pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto essere senzienti, rispettando nel contempo le disposizioni legislative o amministrative e le consuetudini degli Stati membri per quanto riguarda, in particolare, i riti religiosi, le tradizioni culturali e il patrimonio regionale”. Ma c’è qualcuno che capisce cosa vuol dire e che sia in grado di spiegarlo? E il fatto che contenga alcune parole “positive” in riferimento agli animali –benessere, senzienti- basta per incoraggiarci? A me sembra che, allo stesso modo di tanta normativa sul benessere animale, anche il presente articolo sia opera di un dott. Frankestein, il quale ha assemblato insieme pezzi tra loro assai disomogenei, invero impossibili da armonizzare, col solo scopo di compiacere a svariate istanze, ciascuna coi suoi peculiari interessi, fra loro molto diverse. E quello che ne è scaturito, ovviamente, è solo un pasticciaccio brutto, anche un po’ fumogeno per le nostre già annebbiate coscienze, che non può rappresentare alcun reale progresso sulla strada della liberazione degli animali dal SSA; la quale, tuttavia, personalmente ne sono convinto, è possibile se sapremo organizzare la lotta dal basso con movimenti di base. Ora, però, mi si è fatto tardi e conviene che saluti.
Cordialmente,
Dario Vesprini