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«Ho “imparato” ad allattare seguendo il mio istinto»

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La bellissima testimonianza di una mamma lettrice di Terra Nuova che ha “imparato” ad allattare seguendo il proprio istinto, vincendo i condizionamenti che ci fanno pensare che biberon e latte in polvere siano l’alimentazione vera dei nostri figli.
La prima volta che ho messo piede nel “reparto maternità” ho sentito come un nodo alla gola. Mi sono detta: “Saró proprio una madre snaturata se questo posto mi mette addosso tanta oppressione..!”.
Avevo già provato una simile, strana, sgradevole sensazione in un’altro contesto che avrebbe invece richiesto, da copione, sentimenti come la gratitudine ed il sentirsi sollevata. Eppure, quando una mia “amica mamma da manuale” ha pensato di donarmi le cose “necessarie” che avrei dovuto acquistare (Tris, passeggino+ovetto+culla, lettino in legno, lettino da campeggio ed una notevole quantità di biberon e tettarelle), ho pensato: “Possibile che per un esserino di 4 chili scarsi mi servano 30 chili di plastica ingombrante?”.
Così, con tanti dubbi in testa, dopo una settimana da quel primo “tour” in reparto maternità, è iniziato il mio travaglio. In verità non è proprio “iniziato”, è stato “indotto”, che non è per niente la stessa cosa. Io avrei aspettato, il liquido era perfetto e abbondante, nessuna sofferenza fetale, ma….la tabella di marcia va rispettata, i protocolli dicono che a tot giorni DEVE succedere tale cosa e se non succede si medicalizza subito anche l’evento più naturale del mondo!
Dopo 12 ore di travaglio, fiumi di ossitocina ed altri aneddoti che vi risparmio, finalmente nasce la mia piccola!
Purtroppo io di allattamento non sapevo assolutamente niente (o almeno credevo di conoscere il “pacchetto di informazioni base”, ma era una mera illusione). In realtà ero stata sistematicamente e silenziosamente indotta, con decenni di pubblicità ai vari latti artificiali e tettarelle di gomma varie, a trovare innocua e persino “naturale” l’associazione “neonato+biberon”!
Il mio “programma” prevedeva infatti “ben tre mesi” di allattamento al seno. Sì, era deciso: in tre mesi la mia piccola avrebbe avuto tutto il tempo di fare scorta di nutrienti preziosi per tutta la vita! A quel tempo sarei rabbrividita al pensiero di un bimbo di due anni che andava a bere latte direttamente dal seno di sua madre, ma sono clemente nel giudicarmi a posteriori poiché a quel tempo tante cose riguardo l’allattamento non le sapevo e quelle che sapevo erano sbagliate o comunque molto di parte (dalla parte dell’industria del latte artificiale).
Oggi sono tre anni e nove mesi che allatto la mia bambina; non ho mai “svezzato”, termine che trovo molto fuorviante. Ho lasciato che fosse mia figlia a “dirmi” quando fosse arrivato il momento giusto per lei. Ho rispettato la naturalità di un gesto vecchio quanto il genere umano. Prima dell’invenzione di pappa “apposta” per chi non ha denti (bimbi prima della completa dentizione) si dava semplicemente il latte di mamma, con infiniti vantaggi, dal valore nutrizionale immenso, alla totale mancanza di inquinamento/impatto sull’ambiente. Zero packaging, zero acquisto…
Questa “mania” di far mangiare i bimbi prima che siano effettivamente pronti penso sia prevalentemente figlia dell’era “delle industrie e delle vendite”.
Eppure anche un gesto d’amore così naturale, può non essere semplice. Infatti l’inizio del mio percorso è stato parecchio accidentato.
Con un “gentiluomo” che decide di “rimandare la paternità a data da definirsi” e si defila (mia figlia ha il mio cognome) e con tutta la tristezza del caso, intraprendo la mia MaternitÀvventura.
Nell’ospedale dove ho partorito io c’è zero supporto all’allattamento. I bimbi li portano gia sazi (di latte artificiale o soluzione glucosata. Rabbrividisco!!!) e cosi non si attaccano. I miei seni evidentemente producevano latte, solo che io non lo sapevo. Si, erano più grossi e turgidi, ma nessuno mi spiegava che quella era la montata lattea! Quanto colostro sprecato! “Signora non si preoccupi se non si attacca, tanto non resta mai digiuna, ci pensiamo noi al nido!”. Contestualmente ti consegnavano due bottigliette di latte artificiale da dare mentre la bimba era con me (che non ti venisse la tentazione di usare il seno!).
Rientrata a casa la situazione peggiorava, i seni dolenti e bollenti, tentavo di far attaccare mia figlia, ma era dolorosissimo (allattavo con un fazzoletto stetto tra i denti), si stavano aprendo delle ragadi, non sapevo cosa fare!
Per fortuna (sarcastico!) avevo con me i barattoli di latte artificiale proprio della marca esatta consigliataci in ospedale! Hanno fatto incontri apposta per “insegnarci ad allattare con la bottiglietta” e hanno specificato la marca di latte che avremmo dovuto comprare…per il bene dei nostri pargoletti!
Così il circolo vizioso aumentava: mia figlia si attaccava poco e male perché era sazia dal “latte finto”, il seno non drenava il latte che comunque produceva, si creava ingorgo mammario, mastite, allattare diventava più difficile, allora intervenivo con altro “latte finto” per paura…. che non mangiasse (un classico!) e il circolo ricominciava.
La mia motivazione però era più forte delle difficoltà.
Poi è successo qualcosa.
Alla visita pediatrica dopo i primi 10 giorni dalla nascita dalla mia bimba, deo gratias, ho incontrato un pediatra di coscienza che mi ha detto testuali parole: signora, a sua figlia dia solo il suo latte. Basta “aggiunte”.
Ok, se me lo diceva lui, che aveva visto bimba e seni, potevo crederci.
Potevo e volevo farcela.
Così al rientro a casa chiamai un’ostetrica e mi feci spigare come fare per disostruire i dotti mammari ed agevolare la fuoriuscita del latte. Altrettanto mi aiutó un libro meraviglioso (Allattare, un gesto d’amore di Tiziana Catanzani e Paola Negri) che ancora tengo sul comodino.
Certo, se devo dire che sia stato semplice mentirei. Asciugamani caldi sui seni, massaggi (che con i seni carichi di latte ingorgato, sono dolorosi) e tiralatte. Tutto sarebbe stato semplice e indolore se solo le cose le avessi sapute prima! Se solo la nostra innata competenza ad allattare non fosse stata tacitata a suon di spot di biberon e latte finto!
Eppure anche dopo aver avviato finalmente l’allattamento ho avuto altri intoppi. L’Esercito dei Consiglieri! La devi attaccare ogni due ore, mai a richiesta sennò la vizi e ti usa come ciucciotto. Dalle l’acqua, le farai patire la sete. Mettila nella culla, non farla dormire a letto con te. Non tenerla tanto in braccio…
Non ho ascoltato nessuno, ho seguito l’istinto e ho dato fiducia a quel “saccottino” che avevo tra le braccia…. mia figlia.
Ho raccontato la mia esperienza perché vorrei che le neo mamme e le donne in genere fossero meglio e più informate sull’allattamento al seno, naturale e a termine. Nessun latte artificiale al mondo può essere paragonato al latte di mamma (che viene venduto in rete ad un prezzo superiore di quello dell’oro!) e ogni donna è capace di allattare. L’agalattia (così si chiama la condizione dei mammiferi che non possono produrre latte) è molto rara. Allattare però, nel “mondo moderno”, è diventato un gesto “quasi misterioso”. E senza un’adeguata informazione è facile cedere alla catena che ci vuole consumatori anche di qualcosa che produciamo noi stesse! I casi di reale agalattia sono rari, ma oggi le mamme che non allattano sono tante. Credo che il “brainwashing” mediatico abbia molto a che fare con questo triste dato. Non solo per le pubblicità apertamente pro latte artificiale, che usano le parole giuste per accativarsi la fiducia (ed i soldi) delle mamme, ma anche semplicemente guardando un film o una sit com. Fateci caso, vedete mai una donna che allatta? Biberon invece sì, come fosse quello il modus naturale. Eppure senza l’allattamento al seno la razza umana non avrebbe mai prosperato sulla terra per milioni di anni.
Millenni fa, prima del frullatore per fare le pappette e prima della plastica, esisteva solo la tetta di mamma, e se la mamma il latte davvero non lo aveva, diventavi semplicemente “fratello di latte” di qualcuno tra parenti e vicinato. Ma oggi, nella “civiltà moderna” sarebbe considerato “quasi disgustoso” far mettere nella boccuccia dei nostri pargoli il seno di una balia. Molto più igienico mettergli in bocca il latte di un’altra specie, trattato, industrializzato, pastorizzato (bollito/reso “morto”) e non ultimo, stracolmo di tutti gli antibiotici ed ormoni che, ahimè, vengono dati giornalmente alle povere vacche.
Siamo sicuri che non valga la pena “ricordarci” che il latte lo sappiamo fare pure noi?
A peggiorare le cose c’è anche il fatto che  molto spesso l’aperta promozione dell’allattamento al seno, viene percepita da alcune madri come una “denigrazione verso chi non allatta”. Così non è. Le madri devono supportarsi e non “farsi la guerra”. Anche una “mamma che non ha latte” conosce comunque l’immenso valore di questo alimento vivo, ineguagliabile, non riproducibile e dovrebbe augurarsi che più mamme possibile allattino. Dovrebbe essere il primo diritto di ogni nuovo nato, poter accedere alla fonte di sostentamento che la natura ha creato apposta per lui.
Certo, le leggi vigenti sul rientro a lavoro non aiutano l’allattamento, anzi in questa società “consumista e spersonalizzante” dove la produzione a tutti i costi ed il Pil vengono prima dei diritti umani, spesso alle madri non viene neppure concesso il tempo di fare le mamme.
Eppure milioni di madri che lavorano negli Stati Uniti (con le loro pessime leggi sul rientro a casa dopo il parto, sono costrette a tempi ancora più “stretti”); se davvero desiderano dare il loro latte ai loro bimbi, lo estraggono e lo conservano, giornalmente. Una soluzione si trova sempre, nihil difficile volenti.
Ho rischiato anche io di rinunciare ad allattare e vorrei che le altre mamme fossero in futuro più informate di quanto non lo sono stata io.
Fino circa all’anno di età, la mia bimba ha scelto di nutrirsi esclusivamente di latte di mamma. Con qualche chiamata forse di troppo al mio pediatra omeopata, per farmi rassicurare che “non stessi facendo una cosa folle”, ho alla fine scelto per l’allattamento a termine. Ossia finché il bimbo, gradualmente e naturalmente, abbandona definitivamente il seno per seguire una dieta solida. È un processo morbido e non uno strappo che si impone in un giorno o due (cosa che mi pare così crudele e traumatica). Così, verso l’anno e qualche mese, la mia bimba ha spontaneamente iniziato ad allungare la manina per assaggiare.
Oggi mangia letteralmente tutto ed è piuttosto aperta a provare anche cibi nuovi. Buon allattamento a tutte!

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