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L’evoluzione di un’azienda agricola bio

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Un nostro lettore, Ugo Foscolo Foschi, condivide con noi il racconto della bellissima storia dell’azienda agricola di famiglia a Forlì, divenuta emblema di una sensibilità ambientale che cresce.
L’Azienda agricola Foschi appartiene alla famiglia dalla metà dell’800, quando Ferrante Foschi, lasciata l’attività agricola di famiglia  in un podere dell’alto Cesenate, si laureò in giurisprudenza e divenne notaio in Meldola. Dopo alcuni decenni di lavoro Ferrante aveva messo da parte i risparmi sufficienti ad un buon investimento immobiliare ed optò per l’acquisto di una grossa azienda di oltre 200 Ha e circa 20 poderi situata sul lato sinistro del Fiume Ronco, tra Meldola e la Via Emilia. Oggi appare interessante considerare quanto e come i valori immobiliari possano cambiare in pochi decenni: per la stessa cifra necessaria all’acquisto dell’azienda agricola, gli fu infatti offerta la scelta tra una superficie analoga all’interno della Repubblica di San Marino, oppure una striscia costiera di circa 20 km x 5 tra Ravenna e Rimini.  Inutile oggi fantasticare sull’immenso capitale immobiliare che costituirebbe una proprietà di quel genere in confronto ad una azienda agricola: allora non esisteva il turismo balneare e San Marino era considerata troppo furi mano. Pertanto, con la saggezza che gli veniva dalle sue origini contadine, Ferrante commentò: “in te sabion un n’ha mai fat e gran!” e comprò l’azienda agricola.  Questa fu gestita per circa un secolo a mezzadria, prima da lui, poi dai dai figli Foscolo e Arnaldo, che la divisero in due aziende di circa 100 Ha tuttora esistenti. Quella più a nord, più prossima a Forlì, fu gestita in seguito dal figlio di Foscolo: Ferrante, che verso la metà del ‘900 , con la fine della mezzadria, iniziò la realizzazione dell’attuale corpo aziendale. Per oltre un secolo ogni podere aveva avuto la propria stalla con 10 – 20 capi di bestiame, con la fine della mezzadria fu costruita una grande stalla, con capannoni per il foraggio e recinti per i vitelli, condotta da un bovaro. L’attuale

proprietario, Foscolo Foschi, negli anni ’50/’60 si recava un lunedì mattina al mese, in compagnia del sensale ‘Gagin’, al foro boario di Forlì per la vendita dei vitelli. In quel periodo le entrate dal bestiame e dai prodotti agricoli riuscivano a malapena a coprire i costi, ma il vecchio Ferrante, contrario all’utilizzo di diserbanti, concimi e trattamenti chimici e “tutte quelle porcherie che si usano oggi”, preferiva produrre meno ma “ingrassare” la terra solo col letame delle sue bestie e, come vedremo, il tempo gli ha dato ragione.  Alla morte di Ferrante nel 1980, il figlio Foscolo si è trovato a dover pagare una tassa di successione molto alta, che nessun tipo di agricoltura avrebbe potuto ammortizzare in una generazione senza vendere buona parte del capitale, pertanto, dopo i 10 anni di rateizzazione  della tassa concessi in questi casi dallo Stato, ha preferito puntare sulla valorizzazione ambientale  e indirizzare il resto dell’azienda verso settori più rimunerativi.  Due antichi casali rurali sono stati restaurati ed adibiti ad agriturismo;  18 Ha. di zona agricola sono stati ‘rinaturalizzati’  tramite il provvedimento CEE 2078 e, sempre nella zona agricola, è stato realizzato un campo da golf a gestione totalmente ecologica in ottemperanza con le nuove tendenze della Federazione Golf. La insolita presenza, all’interno dell’area agricola e fortemente antropizzata circostante, di boschi e zone umide nella parte lungo il Fiume Ronco, ha consigliato di istituire nell’ ‘84, con la Provincia di Forlì-Cesena, l’Oasi Faunistica di Magliano. A questa ha fatto seguito nel ‘95 la promozione a Sito di Importanza Comunitaria che garantisce, anche per il futuro, le misure di rispetto ambientale per quest’area. La diversità ambientale, già di per sé insolita per la Pianura Padana, è stata ulteriormente aumentata nella fase progettuale del campo da golf, realizzando una serie di nicchie ecologiche, indispensabili per la sopravvivenza di specie minacciate. Questo ha portato ad un numero altissimo di specie di Uccelli nidificanti nell’area e, essendo questi abitualmente  utilizzati come indicatori ambientali, ne deriva la vera funzione di ‘oasi’ assunta da quest’area con una popolazione residente e nidificante di ben 85 specie contro le 20/30 presenti nelle zone agricole circostanti.  Alcune realizzazioni delle nicchie ecologiche che hanno comportato questo successo possono sembrare banali, ma in realtà la scarsità di queste risorse risulta estremamente determinante. Come esempio possiamo citare la chiusura degli accessi ai mezzi di trasporto nei boschi che impedisce l’asporto del legname degli alberi morti. Questo accorgimento, oltre a costituire un ‘fiabesco’ colpo d’occhio di vero bosco naturale, comporta la presenza di un altissimo numero di insetti xilofagi e, pertanto, la più alta densità di Picchi, di 4 specie diverse, nella Pianura Padana. Anche la rinaturalizzazione delle ex aree agricole è stata progettata utilizzando alberi ed arbusti in grado di produrre frutti e bacche per un periodo lungo e diversificato, in modo da contribuire fattivamente all’alimentazione delle specie animali presenti.

Tornando su temi più ‘agricoli’, può risultare interessante sapere che per progettare correttamente il campo da golf è stata interpellata una ditta svizzera specializzata in analisi dei terreni che ha lavorato anche in quasi tutte le provincie della Pianura Padana. A conferma della validità delle teorie di Ferrante Foschi, è emerso che l’Oasi di Magliano risulta davvero un’oasi in mezzo al deserto, anzi, a detta degli esperti, addirittura un’isola in mezzo al mare!  Dalle analisi infatti risulta che, di una fauna batterica che dovrebbe essere presente in un buon terreno naturale, in tutta la Pianura Padana risulta molto difficile trovare zone in cui ne sopravviva ancora il 50%.  La maggior parte dei terreni coltivati si assesta addirittura molto sotto, mentre a Magliano risulta una presenza tuttora superiore al 90 %.  Una prova di quanto possano essere importanti questi aspetti ce la fornisce anche un apicultore attento e competente, allievo del noto etologo Giorgio Celli: avendo continuamente a confronto la produzione e la salute di centinaia di arnie in tutta la Romagna,  mi conferma che quelle di Magliano danno la maggiore produzione e la migliore qualità. Inoltre le api risultano perfettamente sane, a differenza della recente e preoccupante tendenza generale. Appare evidente che lo sfruttamento intensivo degli ultimi decenni ha modificato fortemente la naturalità dei terreni con l’impiego di diserbanti, trattamenti e concimi chimici a scapito di aspetti sottovalutati o imprevisti.  In un inquadramento nazionale in cui le certificazioni di agricoltura biologica sembrano privilegiare alcuni aspetti rispetto ad altri, una buona parte di attenti consumatori preferisce analizzare direttamente i prodotti o affidarli a persone e terreni ‘fidati’ per la semina. Farro, grano duro Senatore Cappelli, soia non transgenica, ceci e lenticchie prodotti dall’azienda riscuotono sempre maggior interesse tra GAS e fornitori di ristoranti macrobiotici, tanto da aver ormai superato per estensione e volume d’affari le coltivazioni tradizionali . Anche in questo caso, come 50 anni fa, la produzione è molto inferiore alla media, ma il valore riconosciuto al prodotto ne giustifica ampiamente l’indirizzo scelto.  La sconsiderata esperienza del DDT ed i successivi decenni di conseguenze ed espiazioni sembra abbia recentemente dimostrato che il danno non è irreversibile che la Terra è in grado di guarire queste ‘ferite’ in tempi anche relativamente brevi. Forse, con una maggiore educazione ambientale, i nostri figli potranno ritornare a vedere i Fiordalisi nei campi di grano.
La maggior parte delle coltivazioni di cereali e legumi  sono  ora curate dalla  Soc. Agricola La Lenticchia di Forlì.

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