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L’Iraq si mangia altri 51 miliardi di dollari

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Dopo quasi dieci anni dalla ‘fine della guerra’, l’America fa i conti con l’Iraq e si accorge di quanti dollari ha investito nel suo secondo intervento nel Golfo, quello della ricostruzione (enormi le risorse già per la guerra). Anzi no, “sprecato”. Questa la conclusione del rapporto sui 51 miliardi di dollari versati dai contribuenti americani per ‘ricostruire’ il paese mediorientale. 
Secondo gli autori del rapporto appena consegnato alle autorità di Washington, il governo americano “può dire con certezza che è stato sprecato troppo, ma non sa esattamente quanto”.
L’ufficio dell’ispettore speciale per i fondi destinati all’Iraq sostiene infatti che “miliardi di dollari dei contribuenti americani” sono stati già sperperati nel ‘più grande progetto di ricostruzione’ nella storia del paese a stelle e strisce.
Il problema è che il vero importo del denaro ‘buttato’ resterà avvolto nel mistero, sia per “carenza di personale che per altri pericoli”, come si legge nel rapporto.
Nella stessa relazione, l’ispettore, Stuart Bowen, ha ricordato che l’allora segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld cercò più volte di dissuaderlo, a partire dal 2004, dal monitorare i fondi stanziati per il governo di Baghdad.
Per l’ex falco dell’amministrazione Bush si trattava di “un lavoro impossibile”.
Nonostante gli avvertimenti, l’ufficio di Bowen ha invece speso più di 200 milioni di dollari per assolvere al suo compito ed è stato protagonista di numerose segnalazioni, nonché di 87 rinvii a giudizio, 71 condanne e 176 milioni di dollari in multe e altre sanzioni.
Tra gli imputati, civili e militari accusati di tangenti, corruzione, truffa, appropriazione indebita e furto.
Un esempio su tutti: la metà dei 35 milioni dollari stanziati nel 2006 per trasformare l’aeroporto di Baghdad in un gateway economico internazionale, alla fine del 2010 era “a rischio di essere sprecato”.
Inoltre, circa 20 dei 51 miliardi dollari autorizzati dal Congresso Usa per la ricostruzione dell’Iraq sono stati usati per le forze di sicurezza irachene, una somma pari – se non superiore – a quella destinata a finanziare le infrastrutture di base.

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