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Lettera da un contadino di montagna

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La lettera di Dario Vesprini dal titolo “Lettera da un contadino di montagna” riapre il dibattito circa la scelta vegan, il rispetto degli animali, e la vita dei contadini, divisa fra piccoli pollai e modesti allevamenti a diretto contatto e in collaborazione con gli animali.
Gentile redazione,
vi scrivo in riferimento alla precisazione vegana sul numero di Febbraio 2013 (leggi l’allegato al termine dell’articoloMONDO VEGAN: GALLINE STRAPAZZATE“) all’articolo “Galline strapazzate” (leggi l’allegato al termine dell’articolo “GALLINE STRAPAZZATE”) pubblicato sul mensile Terra Nuova Gennaio 2013.
Vorrei osare una critica a un certo modo, diffuso fra i vegani, di approcciarsi al tema, delicatissimo e problematico (e chi lo nega?), relativo all’allevamento di animali da parte dell’uomo.
Domanda: possono i vegani (e mi scuso per la necessaria generalizzazione) ammettere che può esserci un allevamento di animali che non è sfruttamento?
Il sottoscritto è un piccolissimo contadino della prima montagna di Modena, che ha un pollaio di sussistenza, dal quale non guadagna niente (nè soldi o prodotti), ma semmai ci spende (denaro e fatica), che però gli serve per campare.
Ma soprattutto, gli animali del pollaio, e non solo quelli, li tratta umanamente.
Quando mi confronto con persone vegan normalmente vengo accusato di “specismo” (e sullo specismo – antispecismo, due facce della stessa medaglia, ci sarebbe molto da opinare; in particolare constato che non pochi animalisti lo assumono acriticamente); dopodichè queste persone negano, senza sapere niente di più sul contesto di cui sto parlando, che il mio pollaio possa avere il senso e la funzione che per me invece ha.
Vorrei consigliare, agli amici vegani che non sono usi a farlo, di graduare i giudizi, di articolarli, il che non vuole dire renderli meno netti, ma più precisi.
Terra Nuova nel numero di febbrio riferisce, ospitando una lettera ben più interessante di questa, di “un’esperienza particolare di utilizzo del suolo”: come pascolo per 250 pecore!
Scommetto che Dora Grieco, autrice delle precisazioni vegane di cui sopra, condanna la pastorizia in blocco. Francamente, posso capire i dubbi e intuire quali siano i timori, ma io non me la sento.
Anzi, penso e credo che la pastorizia sia una bella cosa, che addirittura ci manca! Ci mancano le pecore al pascolo e anche le transumanze. E a coloro a cui non mancano queste cose e che pensano di poterne fare a meno, ecco, indichino loro, concretamente, con la loro stessa vita (intera), la strada da seguire per costruire un mondo di pace per tutti (animali, piante, terra, cielo, acqua e tutto cio che è) in cui vivere!
Articolo tratto dalla rubrica Terra Nuova dei Lettori pubblicata nel numero di Marzo 2013 del mensile Terra Nuova, disponibile anche come  eBook.

 

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