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Lettera di un bebè, parla il bambino che è in noi

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Riceviamo e condividiamo l’intervento e la bella lettera della nostra lettrice Maria Giovanna Massarenti. Buona lettura e buona riscoperta del bambino che è in ognuno di noi!
Correva l’anno 2007 quando presi in mano per la prima volta carta e penna. Era sera, da sola in casa seduta al tavolo della cucina. Un respiro profondo e incominciai a scrivere pensandomi un bebè. Sì, mi misi al posto di uno dei tanti bambini incontrati nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale all’ospedale di Rimini. Lavoravo come infermiera. Da anni in pediatria e a quel tempo nel reparto dove venivano accolti bambini nati anche gravemente prematuri, con malformazioni in attesa di fare un intervento o chi lo aveva già affrontato. Ci prendevamo cura anche di bambini non riconosciuti alla nascita in attesa di affido famigliare.
I genitori, spaventati  e afflitti nel vivere quell’esperienza erano in cerca di risposte, di soluzioni, di una tempistica che gli permettesse di vedere uno spiraglio di luce. Io ero tra l’ansia da prestazione, l’inadeguatezza, l’impotenza, l’incapacità di poter dar sollievo a quei  visi sperduti.  Finché un giorno incominciò la mia ricerca. Volevo capire come stavano quei  bambini. Mettevo la testa  dentro le incubatrici per ascoltare e vedere la realtà dal loro punto di vista. Osservavo le loro espressioni cambiare in relazione a chi li avvicinava.
Mi illuminai quando vidi L. sorridere! Era una bimba nata con una grave sindrome che da bibliografia era incompatibile con la vita, piena di tubicini che la nutrivano e altri che la collegavano a monitor. Aveva forse due mesi quando è arrivata da noi e regalava sorrisi. Bhè! Mi sono detta che se lei riusciva a contattare la gioia dovevo assolutamente farlo anche io. Non potevo perdermi nei perché della vita altrimenti non avrei avuto le forze per sorridere con lei  o forse non l’avrei nemmeno visto quel viso sorridente. Volevo invece incontrare i suoi occhi, perdermi nella sua purezza ed esserle grata per quella lezione di vita che mi stava offrendo.
Capii che l’unica cosa che tutti i bambini chiedevano, era di essere accettati e amati così, per quello che erano semplicemente perché esistevano. Stargli vicino affinché potessero trovare il coraggio di affrontare ciò che la vita gli presentava. E come capire di cosa loro avessero bisogno? Mettendosi al loro posto, ritornare bambini, bebè appena nati con l’odore di mamma sotto il naso, con i capelli ancora umidi delle viscere materne. OH! Come vi sono grata bambini. Mi avete accompagnato a re-incontrare la mia bambina interiore, abbracciarla, rassicurarla, darle amore e a prenderla per mano. Ancora oggi nell’anno 2016, rileggo ciò che ho scritto dando voce ai bambini, per invitare ogni adulto a ricontattare il bebè che è stato e vivere con la consapevolezza che è lui il portatore di saggezza, in noi.
È venuto il tempo di diffondere il messaggio di ogni bambino di ieri, oggi e domani.
È venuto il tempo di dar  voce alla mia bambina interiore e allora incomincio da voi lettori di Terra nuova!
LETTERA DI UN BEBÈ
Cari genitori, cari amici che vi prendete cura di me,vi chiedo di accogliermi così come sono,
tale e quale, senza aggiungere, senza nulla togliere.
Accettatemi per quello che ho deciso di essere, per quello che ho deciso di affrontare, diventare, senza giudizio, senza critica.
Solo accogliere …..
Aprite le vostre braccia e fatemi annidare in voi, perché io possa sentirmi amato, rispettato, accettato, capito.
Ma se non foste in grado di comprendere, se le risposte non vi giungeranno, non perdete tempo a rincorrerle.
Accettate….
Non sarà subito semplice, ma strada facendo si può imparare.
Rispettate il mio tempo, il mio spazio, il mio pianto, la mia rabbia.
Onoratemi, elevatevi a me.
Accuditemi con amore come fossi un dono, un tesoro, perché sono un dono, sono un tesoro.
Non cercate di cambiarmi, di impostarmi, di programmarmi.
Sono solo Io. Colui che vuole essere, essere se stesso.
Toccatemi con amore, abbracciatemi con cura.
Sussurrate, non gridate.
Rispettate, non imponete. Conducetemi, non obbligatemi.
Rallegratevi, non rattristatevi.
Mantenete la gioia nei vostri cuori, così anche nei momenti bui vedrete uno spiraglio di luce.
Ora chiudete gli occhi, respirate profondamente e pensate di essere me.
Sì, sì, proprio così. Per comprendere occorre giocare come a teatro.
Immaginatevi di essere un bebè, ricontattate il bebè che siete stato e allora capirete quali sono i miei bisogni.
Capirete perché preferisco braccia tranquille che consolano, rassicurano, mi sostengono
a braccia frenetiche, irrequiete che mi trattengono.
Proverete il piacere di ascoltare una voce pacata, solare, amorevole, serena, piuttosto che una voce intristita, arrabbiata, annoiata, disinteressata.
Potrete cogliere le sensazioni che vi trasmettono le mani: dalla frenesia, la superficialità, la freddezza, alla  dolcezza, l’amore, la consolazione, la protezione.
Per settimane e  settimane siete stati in un caldo involucro, dove ogni vostro bisogno veniva soddisfatto, ogni suono era ovattato, la luce era contenuta e il vostro corpo ben confinato.
La temperatura era ideale, il tam tam che sentivate era rassicurante.
Ogni esigenza veniva soddisfatta senza chiedere nulla.
Fuori da quel confortevole grembo invece, le  braccia e le gambe sono infilate dentro a freddi indumenti, gli organi cominciano a funzionare autonomamente e quando avvertite un bisogno,
dovete chiedere aiuto con il solo modo che conoscete……
piangendo.
Per farvi sentire, sfogarvi, per comunicare il vostro disagio per ciò che  all’improvviso è cambiato,
piangete, vi agitate, manifestate la vostra rabbia.
Ma da adulti, non ci si comporta allo stesso modo?
Mettendovi al mio posto capirete e capendo accetterete.
un Bebè
Chi è Maria Giovanna Massarenti
Maria Giovanna Massarenti, nata e cresciuta per i primi vent’anni nella campagna ferrarese, si è trasferita poi a Riccione per lavorare come Infermiera presso l’AUSL di Rimini. Ha conseguito  il diploma di Assistente di Comunità Infantile, il titolo di Tagesmutter (Educatrice Famigliare) e di Consulente in Relazione d’Aiuto. E’ moglie e madre di due figli.
La sua esperienza lavorativa si è svolta per lo più in Pediatria, Oncologia Pediatrica, Terapia Intensiva Neonatale e in Procreazione Medicalmente Assistita. Luoghi in cui ha potuto sperimentare ciò che provavano i bambini mettendosi al loro posto. Ha iniziato così a scrivere lettere, poesie, inviti di riflessione indirizzate agli adulti firmate da un bebè. Questo la fa star bene, giova alla sua bambina interiore mettendola  in connessione con la sua  purezza e la sua saggezza.
Diffondendo i questi scritti risponde al suo bisogno di farsi portavoce di un comune messaggio: essere accettati e riconosciuti per quello che si è, accompagnati a crescere nel rispetto della propria essenza e incoraggiati a manifestare la propria individualità.

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