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No alle biomasse a Russi (Ravenna)

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Il Tar ha detto ‘no’ alla centrale a biomasse che la Powercrop avrebbe dovuto realizzare a Russi, in provincia di Ravenna, dove sorgeva lo zuccherificio Eridania ora dismesso.
Il Tar ha detto ‘no’ alla centrale a biomasse che la Powercrop avrebbe dovuto realizzare a Russi, in provincia di Ravenna, dove sorgeva lo zuccherificio Eridania ora dismesso. Lo annunciano in una nota, cantando vittoria, Cinzia Pasi e Roberta Babini dell’associazione Clan-Destino-Ravenna Virtuosa, che aveva presentato ricorso contro il nuovo maxi impianto insieme a Italia nostra, al Wwf e ai cittadini di Russi. Nell’estate del 2011 era gia’ arrivata una prima pronuncia favorevole del Tribunale amministrativo, che aveva accolto la sospensiva, ma ieri e’ arrivata anche la sentenza definitiva, con cui i giudici amministrativi annullano tutti gli atti che hanno fatto progredire nel tempo il progetto, a cui la Regione Emilia-Romagna aveva dato parere favorevole nel febbraio 2011. Annullati, dunque, la Via (Valutazione di impatto ambientale, l’autorizzazione unica che comprende tutti i permessi a costruire e la convenzione approvata dal Consiglio Comunale di Russi il 19 marzo del 2011). La sentenza del Tar, spiegano Pasi e Babini, fa perno soprattutto sul parere negativo espresso dalla Soprintendenza di Ravenna e dal Ministero dei Beni Culturali, che avrebbe dovuto essere “vincolante”. Dalla Soprintendenza e dalla Direzione regionale per i Beni architettonici e il paesaggio erano arrivate “valutazioni puntuali e circostanziate”, oltre che “una serie di prescrizioni che prevedevano una sostanziale riduzione delle altezze, unitamente alla frammentazione dei volumi degli edifici”. La PowerCrop non le ha ottemperato e ha lasciato invariate le dimensioni dei camini e degli edifici. Per i giudici del Tar, e’ necessario “mettere al riparo il paesaggio dagli stravolgimenti resi oggi possibili dalla rapida evoluzione delle tecniche ingegneristiche” che potrebbero “modificare il volto e la struttura di beni e territori” che fino ad oggi sono stati sprovvisti di vincolo (visto che le vecchie tecniche di lavoro non creavano reali rischi di compromissione). Inoltre, per i giudici, il fatto che prima sul sito sorgesse lo zuccherificio, non giustifica la realizzazione di un nuovo impianto. “Le preesistenze non possono
essere invocate a giustificazione degli aggravamenti degli impatti ambientali”, si legge nella sentenza, ovvero “non puo’ essere giustificata la costruzione della centrale su un sito attualmente dismesso e smantellato anche se vi era gia’ presente un altro impianto industriale”. Per l’associazione Clan-Destino-Ravenna Virtuosa e gli altri ricorrenti e’ una grande vittoria: “Ancora una volta i cittadini si fanno carico della tutela dei beni pubblici che spetterebbe alle istituzioni, troppo spesso sono alleate con i forti poteri dell’economia”, concludono Pasi e Babini puntando il dito contro “la multinazionale dell’energia PowerCrop di quel Gaetano Maccaferri vicepresidente di Confindustria”.

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