Asso, 25 novembre 2012
Siamo stati alla Chiamata a raccolto, ci hanno invitato gli amici di Feltre di “Coltivar condividendo”. Ci siamo andati dopo una serie di interventi, partecipazioni a innumerevoli eventi e manifestazioni: questo autunno dalla Vallassina siam partiti, quasi sempre in gruppo, praticamente tutti e a volte anche con bambini e cagnolina al seguito, a volte io da solo, abbiamo viaggiato per la Lombardia, per tutto il nord Italia.
Dopo Terra Madre a Torino, Genuino Clandestino a Milano, la giornata di Bergamo, ancora da noi, la Biofera di Canzo, L’Isola che c’è a Villaguardia, altre volte a Milano per l’incontro con la Rete semi rurali, questa stagione è stata pregna di appuntamenti, riflessioni, dibattiti.
Noi siamo andati in tutti questi posti sempre recando semi da scambiare o regalare e laddove questo non era previsto, noi l’abbiam fatto lo stesso: a Torino nella Sala Azzurra al lingotto, abbiamo steso il nostro drappo storico e l’abbiam coperto di pomodori datterini, “miliun”, tagetes minuta e altro: abbiam donato tutto ai presenti.
“I semi non sono delle multinazionali sementiere, i semi non sono dei governi, i semi non sono nemmeno dei contadini, i semi sono dei bambini.” così recitava la bella locandina che ci era stata inoltrata dagli amici di Feltre di Coltivare Condividendo, la nostra socia Alice, veneta di origine e con salde radici ancora ben radicate, colà ha una casa e, quando può, vi coltiva ancora, li conosceva già e ce ne aveva parlato davvero bene. “Chiamata a raccolto” era il titolo dell’incontro-scambio di semi e noi abbiamo risposto.
Giovedi dalla Vallassina son partiti per primi, Alice e Jacopo e i due bimbi, Malva e Tobia e la cagnolina Gina, del nostro bel gruppo di Civiltà Contadina. Io lavoro nella scuola e siccome sabato scorso scioperavo, venerdi pomeriggio mi son incamminato anche io, per vie traverse e percorsi più lunghi. Dalla Lombardia sono arrivati, sabato sera, Roberto Brioschi ed Elisabetta e Macchiolina.
Dal Friuli son giunti Arturo Durigon, Cristina Boccanegra e Francesco, da Padova, Gianni Cappon e un altro amico.
Insomma a Feltre eravamo una frontline di una decina di metri di banchetto e tre gruppi locali hanno tenuto il campo per la giornata bellissima nel bel comune di Feltre.
Io son passato da Ferrara a trovare Annalisa Malerba e Giuliano, la bimba Ipazia e Silvano il nuovo nato da 7 sette giorni appena! Annalisa e Giuliano sono vecchi amici in Civiltà Contadina e purtroppo la loro casa è stata danneggiata dall’ultimo terremoto, per cui ci siamo stretti e arrangiati in un’altra abitazione ancora in fase di ristrutturazione. Nella nebbia del Polesine, sveglia presto alla mattina, ho trovato la corriera per Rovigo, quindi la mia buona azione quotidiana (ho ritrovato e consegnato il classico portafogli alla Polfer) mi ha fatto perdere il primo treno utile per Padova. Nella città del Santo mi attendeva il nostro socio Gianni Cappon che mi ha fatto da valido cicerone per la città patavina. Mi ha fatto compagnia e abbiam gustato assieme un bel piatto di polenta e baccalà alla vicentina: anche questa è la nostra bella Civiltà Contadina, giusto?
Purtroppo, essere arrivato un’ora più tardi mi ha impedito di poter visitare lo storico Orto botanico, ci saim dovuti accontentare di rimirarne l’ingresso: davvero un gran peccato.
A Feltre, dopo qualche ora di viaggio in treno nella nebbia, ho trovato gli amici di Coltivar condividendo che aspettavano alla stazione me e un docente di un istituto agrario di Aosta, venuto dalla Vallèe per l’evento.
La cena è stata offerta, presso l’agriturismo “L’albero degli alberi” nella valle di Seren, un posto di montagna splendido e purtroppo abbandonato. Ora ci vivono pochissime persone, una volta erano in duemila. Abbiamo visitato una casa antica con il tetto costituito da foglie e rami di faggio intrecciati, un tipo di costruzione detto “fojarol” molto usato da contadini, pastori e boscaioli in mancanza di alternative e di strade per far giungere altro materiale edile.
La cena conviviale è stata un bel momento di scambio di opinioni, di vedute su questo nostro mondo di salvatori di semi, di nuovi contadini e artigiani di vecchi mestieri. Quello che abbiamo mangiato, ottimo, cucinato da Beatrice, e quello che abbiamo bevuto ci ha ulteriormente affratellato: lo debbo dire che il genepì che ho portato dalla Val di Susa, un liquore ottimo dall’occidente all’oriente del settentrione padano, ha riscaldato ancor più i cuori.
Tiziano, Lollo, Erminio, Iocci e gli amici feltrini si sono ben organizzati e hanno assicurato anche l’ospitalità ai gruppi invitati. Io sono stato alloggiato a Trichiana, comune della sinistra Piave non distante, a casa di Mauro e Barbara. Al mattino, svegli presto, ho fatto visita al loro bell’orto e agli animali della corte: galline, oche e due belle e simpatiche pecore: una antica cascina stretta tra capannoni e la fabbrica di servizi igienici Dolomite: qui tra aree industrializzate e cemento, si può udire il canto del gallo. Voglio sottolineare che a me era riservata accoglienza presso Cristiano ma essendo davvero difficile da spiegare la strada per portarmici, Mauro Bortot, bravo intagliasedie, ha optato per portarmi a casa sua, e ha fatto una bella scelta di umanità e di affetto. Mauro mi ha rivelato, io non potevo saperlo, che una volta il fiume Piave, ove si son combattute le battaglie cruciali della guerra del ’15-18, era chiamato ed ancora lo è dagli anziani, “la Piave” era nominato al femminile, è stato la retorica patriottarda fascista e militarista a ribattezzarlo al maschile. D’altra parte dei grandi fiumi al femminile non mancano in Europa, la Senna, la Loira, la Garonna ed altri.
L’area del Foro boario era il luogo della manifestazione al coperto di una struttura che ospitava un bocciodromo. Sopraggiunti tutti i nostri soci, allestiti i nosri banchetti, una serie lunga di tavoli ricolma di semi, lunghe spighe di grano, riso, grosse zucche di antiche varietà e tanto, tanto altro, abbiamo iniziato il nostro lavoro di scambio sementi, di divulgazione, presa di contatto e tanti, tanti abbracci e sorrisi per una giornata dedicata interamente ai seedsavers.
Da Genova, una ricca mostra del Consorzio della patata quarantina, la più ampia e completa, trecento varietà di patate, un lavoro incredibile svolto da Fabrizio ed Anita, un percorso unico nella storia italiana di questo tubero che ci fa attraversare i secoli, dal 1790 ad oggi, da Venezia”Spiazzi aperti”, tanti laboratori sul sapone fatto in casa, sugli antichi giochi infantili, un allestimento semplice quanto indovinato ha accolto diverse migliaia di persone. In un angolo un gruppo musicale popolare con antichi strumenti allietava la giornata. Davvero molte le associazioni che hanno preso parte: c’era il WWF della Marca molto impegnato contro l’uso massiccio dei pesticidi nella valle del prosecco, Gianluigi Salvador infaticabile animatoredi questa battaglia per la pulizia in agricoltura. Fuori, nello spiazzo verde, c’era uno strano folletto totalmente ricoperto di foglie verdicheassiso su un bel ceppo, letteralmente, “suonava una sega”, si, la suonava con uno strano archetto ed metteva suoni davvero singolari ed armonici ed un nugolo di bambini ascoltavano estasiati.
Terra Nuova editrice curava un grande ed affollato banchetto con tutte le pubblicazioni utili ad un pubblico così attento alle tematiche di ritorno alla campagna.
Purtroppo mi son perso la visita guidata a Feltre, da quel che ho visto, cittadina davvero sobria e composta nella sua austera eleganza. Con Roberto ed Elisabetta, in auto, al ritorno, ci siam detti che ritorneremo: questa parte del Veneto, a detta di tutti, salva dal “capannonificio” del defunto miracolo del nordest, mantiene ancora la sua vocazione antica, agricola ed artigiana. Davvero, stando la banchetto e sto al banchetto di Civiltà contadina da più di 10 anni, mai ho trovato questa ricerca specifica, questa attenzione tutta particolare alle nostre sementi, davvero abbiam svolto un gran lavoro e considerate che ce n’erano tanti di banchetti con semi.
Coltivar condividendo ha lavorato bene e i risultati si son visti: tanta , tanta gente a Feltre e tante idee da portare a casa. Dobbiamo esser grati a Tiziano ed ai suoi amici di averci invitati e coinvolti, è stata una giornata intensa e speriamo possa ripetersi e sia ancor più di sprone alla costituzione di quella rete di cui la biodiversità italiana ha davvero bisogno. Si, caro Tiziano, è questa la via per superare o tentare di superare il gap con le maledette multinazionali sementiere, una rete dal basso, bella, civile e disobbediente, un intreccio che non possa che allargarsi in quanto frutto di lavoro e conoscenze, di ricerche e d’amore per le nostre belle terre, per i nostri padri nobili, i contadini antichi, per le oro antiche parlate, i loro cibi, la loro grande ospitalità, il senso della comunanza. Se noi, noi, cari amici e soci, salvasemi, bioregionalisti, riabitatori della terra e seminatori del campo nel cuore delle metropoli, se noi tutti senza corporativismi, senza spocchie inutili, se riusciamo a far fronte comune, possiamo farcela e ce la possiamo fare se i gesti importanti come questi che avete avuto per noi alla “Chiamata a raccolto” si ripeteranno ancora ed ancora. Una rete che unisca ecovillaggi ed associazioni, “ortisti urbani” e nuovi artigiani e contadini, dagli orti didattici agli orti botanici disponibili, intessere questa rete è un compito che sento particolarmente, farsi umile ragno e parlare ed ascoltare tutti quanti sentano che è nella terra, nel suo seno che cantano ancora i buoni semi, che si possa cantare ancora un futuro di libertà e di giustizia.
Se posso permettermi, ma lo dedico a tutta la nostra variegata galassia di salavasemi, debbo riferire che è stata una mia lettura a dare inizio a questa iniziativa, gli amici Feltrini hanno voluto, avendola declamata alla cena della sera prima, offrire quel mio scritto all’uditorio.
Grazie, un abbraccio grande e grazie carissimi, grazie per questa giornata di frutta e verdure antiche, di persone che si sono avvicinate ai tanti banchetti con una curiosità partecipe e vivo interesse. Grazie a tutti i nostri soci che hanno lavorato alacremente, in un evento non promosso da noi ma da noi molto sentito e partecipato, ci siamo conquistati l’affetto e il rispetto di un altro amico e fraterno, fratello sodalizio: Coltivar condividendo.
Teodoro Margarita