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Torniamo a insegnare il “Selvatico”

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Condividiamo con i nostri lettori questo bell’intervento di Lorenzo Cambiaghi e Barbara Pisa che, con i loro figli, hanno fatto una scelta di vita a contatto con la natura.
UN MINUTO DI VITA
La vita è un grande organismo
che ha messo in moto un bel meccanismo.
Evoluzione si fa chiamare
chissà dove vuole arrivare?
Guida tutti con le emozioni
che gestiscono le nostre azioni.
Noi siamo solo un pezzettino
di questo lungo e intricato cammino;
che è cominciato dalle rocce elementari
per finire alle divinità stellari
passando da funghi, piante e animali,
e adesso stiamo diventando mentali.
Il cammino è ancora lungo
più intricato delle ife di un fungo;
il Selvatico custodisce la vita,
se lo estinguiamo la partita è finita,
ma se invece lo custodiamo
cammineremo ancora lontano.
Cosa volete che vi dica:
Viva la Vita!
Attraverso la Natura la Vita si evolve tracciando la propria storia nel DNA degli esseri viventi.
Scopo della Natura è generare continuamente e ovunque Foreste Primarie, ricoprendo pianeti spoglie e rocciosi.
Le foreste pluviali, in particolare quella Amazzonica, sono l’esempio vivente della riuscita di questo processo: la loro caratteristica principale è la straordinaria biodiversità che la popola.
Più la Natura diventa fitta e intricata, più il Selvatico viene protetto e può prosperare liberamente e diversificarsi in mille nuove forme.
Il Selvatico è il cuore pulsante della Vita protetto da un intrico di alberi, arbusti, humus, funghi, spine, batteri, animali…, è l’Insegnante di Vita che comunica a tutti i piani e a tutte le forme viventi, protetto nelle sue nicchie ecologiche.
Attorno ai nostri campi coltivati, alle colture ordinate, diserbate e ben distribuite, cresce e prospera quel Lato Selvatico che offre piante commestibili, erboristiche, sviluppatesi spontaneamente e senza alcun bisogno del nostro intervento. Nelle nostre campagne il Cuore Selvatico si nasconde dentro ai mari di rovi, nelle siepi di rosa canina, prugnoli, biancospini, ricchi di bacche e rifugio per la fauna locale; nei campi incolti ricchi di radicchi, tarassaci, strigoli, dalle squisite e nutrienti foglie, e radici; nei cuori dei boschi di Roverella che con le sue ghiande sfama intere popolazioni di ungulati e roditori… E nelle nostre città? Anche lì, negli angoli dimenticati dall’operosità umana, anche lì la Vita prova a rigenerare la Natura creando nicchie per il Selvatico protette da esemplari di Robinia, Ailanto, Rovi e Sambuco, il tutto avvolto e impacchettato da meravigliosi luppoli, guardiani attenti a proteggere il neonato Selvatico pronto a riconquistare tutti gli spazi che l’uomo gli concede.
L’opera dell’uomo ha sempre di più allontanato il Selvatico dalla propria vita: asfaltando, abbattendo, bruciando, sterilizzando, sanificando, pulendo, coltivando… Provocando così una diminuizione della biodiversità con una conseguente drastica perdita di Selvatico dalle nostre vite e dal nostro Pianeta.
Di conseguenza i nostri corpi hanno iniziato ad indebolirsi allontanandosi dai continui stimoli del Selvatico a cui gli Esseri Viventi sono normalmente sottoposti.
Per questo è necessario riportare nella nostra vita l’insegnamento del Selvatico, creando e favorendo sempre più nicchie in grado di ospitarlo. E lo si può fare attraverso l’alimentazione (mangiando il Selvatico), immergendo il nostro copro nella natura selvatica, salvaguardando la biodiversità del Pianeta, riportando l’equilibrio nel nostro corpo attraverso le piante curative.
L’attuale erboristeria ha assunto connotazioni decisamente industriali e scientifiche. Questo ha portato all’abbandono delle piante selvatiche a favore di quelle coltivate; queste ultime di più facile lavorazione meccanica ed industriale, dai contenuti standardadizzati ideali per un approccio scientifico. Le piante selvatiche sono invece di difficile lavorazione spesso manuale e non meccanica, hanno costituenti variabili in base alla loro posizione, e alla stagione. Sono però cresciute da sole, completamente autonome dal mondo umano.
Trovo però che la visione scientifico industriale dell’ erboristeria, nonostante gli svariati vantaggi legati ad una più massiccia produzione, a prodotti più simili tra di loro, è carente sotto tanti altri punti di vista non di secondaria importanza.
Le virtù delle piante non sono racchiuse nei principi attivi; al contrario questi ultimi sono l’espressione finale di solo poche virtù.
Il vero protagonista dell’Erboristeria è il Principio Vitale che anima e vivifica la pianta come essere vivente; questo Principio è dotato di un’estrema complessità non totalmente analizzabile e studiabile dai limitati strumenti e metodi scientifici, ma non per questo privo di validità.
Questo Principio Vitale è generato, stimolato e alimentato da una saggezza arcaica antica Miliardi di anni: il Selvatico. Una pianta cresciuta spontaneamente, nel contesto Selvatico avrà un Principio Vitale più vigoroso ed attivo, che interagirà con le cellule del nostro corpo insegnando nuovi equilibri vitali. Questa azione va ben oltre il limitato seppur efficace effetto farmacologico della pianta stessa, perché va ad interagire con sottili processi fisiologici, psichici, animici e spirituali.
Ma il processo meccanico ed industriale non è in grado di preservare questo Princpio Vitale.
E’ solo il lavoro manuale ed artigianale dei processi che permette, attraverso l’energia vitale dell’operatore, di mantenere vivificato questo Principio Selvatico.
Per questa ragione è fondamentale utilizzare le erbe Spontanee (o selvatiche) da preferire quando possibile alle loro parenti addomesticate; sono piante con un Princpio Vitale Selvaggio più vicino alla vera Natura della Vita, in grado di portare la saggezza del Selvatico dentro di noi.
Il Selvatico parla di piante autonome che non necessitano coltivazioni, lavorazioni, semine, trapianti; sono piante sane senza problemi di sorta; sono lì e necessitano solo di essere colte. Soprattutto per chi abita in città è di vitale importanza reperire ingredienti selvatici per le proprie cucine, ed è quello che noi, abitanti di campagna, possiamo offrire con l’unico impegno di raccogliere andando per campi, per proporre sul tavolo del mercato qualcosa di essenziale e di non altrimenti reperibile da molti. Contaminiamo di Selvatico le vite

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