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Vigna e ulivi bio: come iniziare?

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Buongiorno, forse la mia sarà una richiesta banale, ma se possibile gradirei un vostro aiuto. Rispondiamo alla lettera di Luca.
Ho acquistato da poco una vigna e degli ulivi per una produzione personale e per amici. Desidero produrre nel modo più ecologico possibile ma, a parte la facciata, poi alla fine tutti mi consigliano l’uso di solfiti o altre sostanze… Potete farmi sapere a chi mi devo rivolgere per una produzione veramente bio?
Grazie, Luca

Caro Luca, se vuoi consigli sulla coltivazione ti consiglio la lettura del libro Il mio frutteto biologico, dove sono indicate le tecniche per coltivare in modo biologico le tue piante. Se vuoi consigli sulla trasformazione dell’olio, ti suggerisco di capire se nella tua zona c’è un frantoio che lavora ancora con le macine a pietra oppure se, lavorando con sistemi diversi per la separazione dell’olio, è comunque in grado di assicurarti di operare a temperature basse. Più difficile è darti consigli sulla trasformazione dell’uva, perché di solito non ci si appoggia a cantine per la vinificaizone, ma si lavora per conto proprio. In questo caso il miglior modo di operare dipende dal tipo di attrezzature di cui disponi e che io non conosco.

Che cosa intendi poi per veramente bio?
Se significa rispondere ai requisiti di legge, le norme che definiscono un vino bio sono state stabilite solo di recente dalla Ce ma non sono ancora state pubblicate ufficialmente (almeno al momento in cui scrivo). Si prevede che saranno applicate solo a partire dalla vendemmia 2012 e, come per tutto il mondo del biologico, formalizzeranno anche le tecniche e i prodotti da utilizzare durante la vinificazione. Ad esempio si ammetterà la presenza di anidride solforosa, ma a tenori più bassi di quelli consentiti per i vini convenzionali (100 mg/l contro 150 per i vini rossi e 150 mg/l contro 200 per i vini bianchi e rosé).
Se ritieni di non voler eseguire nessun intervento ti suggerisco prima di tutto di intervenire in campagna, sostituendo le varietà attuali con varietà resistenti alle principali patologie, in modo da evitare o ridurre al minimo i trattamenti. Per la trasformazione poi dovrai operare nelle migliori condizioni igieniche e dovrai sopportare maggiori rischi riguardo alla qualità del prodotto finale e alla sua conservabilità, per quest’ultima soprattutto se si tratta di un vino vinificato in bianco».
Francesco Beldì, collaboratore di Terra Nuova

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